LONGO Luca, nato l’8 febbraio 1914 a Serra d’Aiello (Cosenza) 1a, 10 – Sergente – Internato nello Stalag XI B di Fallingbostel – Matricola 165479 – Deceduto a Orsteil Hallendorf / Salzgitter (Bassa Sassonia) il 18 dicembre 1943 – Causa della morte: arresto cardiaco conseguente ad infezione da tetano – Inumato in prima sepoltura nel cimitero di Jammertal (Valle delle Lacrime) – Posizione tombale: V/1/E 10 – Esumato il 24 gennaio 1958 e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Germania) 1a, 10 – Posizione tombale: riquadro 2 – fila P – tomba 25 1b . Fonti: 1a, 1b, 10 – Alessandra Ianni (pronipote).
Tratto da «Parola di Vita» – Storia – 16 giugno 2011 – Articolo di Alessandra Ianni (pronipote del Caduto)
Il nome di Luca Longo, mio zio, insieme a quello di altri giovani serresi, è scolpito sul basamento del monumento ai Caduti che il comune di Serra d’Aiello innalzò per commemorare i suoi figli morti per la Patria nel corso della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
Il nome di Luca, dell’amato figlio Luca, rimase scolpito per tutta la vita nel cuore di mamma Filippina, della giovane moglie Adelina e in quello della loro unica figlia Pina, che era appena una bambina quando il padre partì per andare incontro ad un tragico destino.
Nonostante non avessi mai conosciuto lo zio Luca, fratello di mia nonna, la sua vicenda é sempre stata parte della mia vita.
Mia nonna spesso mi aveva parlato del suo giovane fratello partito per la guerra e mai più tornato a casa; quel fratello che era sepolto chissà dove, al quale i suoi cari non potevano portare un fiore; quell’amato figlio che mamma Filippina fino all’ultimo istante della sua vita desiderò avere accanto a sé per potergli dare un ultimo saluto.
Di Luca, bello e con lo sguardo fiero, non c’era che una foto nella cappella di famiglia. Solo una foto … ma lui non c’era.
Mio zio, dopo aver assolto il servizio di leva negli anni Trenta, fu richiamato alle armi quando, il 10 giugno 1940, l’Italia entrò in Guerra. Zio Luca apparteneva al 154° raggruppamento di artiglieria. Il 14 settembre 1943 la divisione riuscì a raggiungere Fiume dove fu sciolta in seguito all’armistizio dell’8 settembre e il personale avviato verso occidente.
Sergente Luca Longo
Chissà in quei momenti così difficili, momenti di incertezza per le sorti dell’Italia, quanto Zio Luca desiderava tornare dai suoi cari, ma purtroppo non fu così.
Zio Luca fu catturato dai tedeschi, probabilmente mentre era sul confine tra Friuli Venezia Giulia e Jugoslavia. Come altre centinaia di soldati italiani, fu deportato in Germania e internato in uno dei campi di lavoro costruiti dai tedeschi.
[…]
Il campo in cui era prigioniero mio zio era lo Stalag XI B a Fallingbostel in Bassa Sassonia. Gli orari di lavoro erano massacranti, le condizioni igieniche pessime e razioni di cibo quasi inesistenti. Il motto del campo era «Lavoro fino allo sfinimento».
La prigionia di zio Luca durò poco. Ai primi di dicembre del 1943, contrasse il tetano, subì l’amputazione di un braccio e dopo tre settimane di agonia e di stenti la sua giovane vita si spense. Era il 18 dicembre.
La notizia della sua malattia e della sua morte giunse a casa di mamma Filippina attraverso le lettere di un compagno di prigionia nei giorni successivi al Natale del 1943.
La comunicazione ufficiale della morte giunse al Comune di Serra d’Aiello, due anni dopo, per mezzo di un telegramma. Nonostante questa comunicazione ufficiale, da parte del Ministero della Guerra avvenuta nel 1945, Luca Longo, ad oggi, risulta presso il comune di Serra d’Aiello come disperso durante il Secondo Conflitto Mondiale.
Passarono i mesi, gli anni, ma non si seppe mai se lo zio avesse avuto una degna sepoltura.
È toccato a me, per puro caso, dopo 68 anni, scoprire dove riposano i suoi resti.
Mentre facevo alcuni studi sui sacrari militari per la mia tesi di specializzazione in Storia dell’Arte, navigando su internet mi sono imbattuta in una tesi di laurea che aveva come argomento il Sacrario di El Alamein in Egitto.
Guardai immediatamente la bibliografia di quella tesi, sperando di trovare qualche testo utile alla mia ricerca. Trovai invece un riferimento all’archivio del Commissariato Generale Onoranze ai Caduti in Guerra. Digitai sul motore di ricerca questo nome, sperando di imbattermi in una banca dati sui sacrari militari e invece trovai tutt’altro.
Mi si chiedeva di digitare il nome del caduto che stavo cercando. Fui stupita ma non esitai a digitare il nome del mio prozio e fu così che venni a sapere che era sepolto nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo.
Le mie mani tremavano mentre leggevo quelle poche righe con gli occhi pieni di lacrime. Immediatamente contattai il Ministero della Difesa, la prima cosa che chiesi era sapere se era possibile rimpatriare i resti di mio zio. Mi dissero di sì.
Finalmente zio Luca avrebbe fatto ritorno a casa. Dopo settimane di continui scambi di e-mail e telefonate con il Ministero della Difesa, tutto questo sta per diventare realtà.
[…]
La figlia – che ha ormai più di settant’anni – e le nipoti che vivono in California torneranno in Italia per partecipare alla sua cerimonia funebre.
Finalmente, caro Zio Luca riposerai per sempre accanto ai tuoi cari, in quella pace che tanto cercavi e per la quale hai dato la vita. Non ti ho mai conosciuto, ma questa storia mi ha insegnato una cosa: gli affetti familiari, anche se lontani nel tempo, ci coinvolgono totalmente e ci fanno comprendere cosa significhi «legame di sangue».
Tomba nel Cimitero militare italiano di Amburgo
Articolo apparso sul quotidiano locale firmato da Bruno Pino
Rientro dei resti a Serra d’Aiello (Cosenza)
Omaggio ai resti del Sergente Luca Longo