Storie – Mario Nanni

nanni mario

NANNI Mario, nato il 6 febbraio 1926 a Migliana / Frazione di Cantagallo (Prato) 1a, 4, 6, 7, 10Agricoltore e operaio tessile – Arrestato a Prato il 7 marzo 1944 dalla Guardia Nazionale Repubblicana – Detenuto presso la Fortezza di Prato e le Scuole Leopoldine di Firenze – Deportato nel Campo di concentramento di Mauthausen – Arrivato l’11 marzo 1944 – Matricola 57295 – Classificato con la categoria di Schutzaftlinge (deportato per motivi di sicurezza) – Decentrato a Ebensee (sottocampo dipendente da Mauthausen)  – Rientrato a Mauthausen e deceduto il 5 maggio 1945, giorno della liberazione del lager da parte delle truppe americane 4, 6 – Sepolto nel Cimitero militare italiano di Mauthausen (Alta Austria) 1a, 7 – Posizione tombale: fila 15 – tomba 1147 3. Fonti: 1a, 3, 4, 6, 7, 10 – Mario Nanni e Mariarosa Pazzaglia (nipote e moglie del nipote).

Prato, 30 ottobre 2010

Egregio Signor Zamboni, Le scrivo a nome di mio marito Nanni Mario, nipote di Nanni Mario deceduto e sepolto a Mauthausen il 5.5.1945, come citato nel suo sito, al fine di avere informazioni sulle pratiche e operazioni da fare per poter rimpatriare i resti del nostro congiunto.

Siamo in possesso della localizzazione della tomba di Mario già da circa 30 anni attraverso l’ANED di Prato e il titolare della sezione di Prato sig. Castellani Roberto, oggi defunto.

Abbiano provveduto a collocare la foto di Mario sulla croce della tomba al cimitero militare italiano di Mauthausen e nei limiti della nostra possibilità abbiamo sempre cercato di onorarne la memoria anche mediante la visita al cimitero, l’ultima nell’agosto 2009.

Tutta la nostra famiglia, a partire dalle quattro sorelle viventi e dai nipoti, ha sempre desiderato poter rimpatriare il nostro congiunto ma fino ad oggi non abbiamo avuto risposte certe e fattibili.

Sarei grata se mi potesse aiutare in tal senso e quindi attendo con trepidazione una sua risposta in merito. La ringrazio a nome di Nanni Mario (nipote), Nanni Ada, Nanni Maria, Nanni Nunziatina, Nanni Emilia (sorelle) e nipoti. Maria Rosa Pazzaglia

La storia di Mario Nanni – Tratto dall’intervento di Camilla Brunelli – Direttrice della Fondazione Museo e centro di documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato (www.museodelladeportazione.it) in occasione del rientro dei resti di Mario Nanni.

[…] Mario Nanni era nato a Migliana (Cantagallo) il 6 febbraio 1926, penultimo di otto figli (tre maschi e cinque femmine). Lavorava come operaio allo stabilimento dello Sbraci a Vaiano, era un ragazzo buono, allegro, con tanti amici, come ci è stato raccontato anche recentemente dai suoi parenti.

Aveva solo diciotto anni quando fu arrestato, probabilmente il 7 marzo 1944, da fascisti della Repubblica Sociale Italiana nel corso della retata che era stata ordinata dagli occupanti nazisti in seguito allo sciopero generale dei primi di marzo, organizzato in tutto il Centro-Nord Italia dal Comitato di Liberazione Nazionale. […] Mario pochi giorni prima del suo arresto era andato in bicicletta da certi parenti a Firenze e fu fermato nei pressi del Fabbricone mentre stava ritornando a casa.

Di Mario non si conoscevano idee politiche o attività antifasciste, così ci dicono oggi i parenti.

Era stato catturato in quella «caccia all’uomo» per le vie della città, che ebbe luogo in modo mirato ma ancor più spesso in modo indiscriminato nei giorni 7 e 8 marzo. Oltre 130 lavoratori pratesi furono portati prima alla sede della Guardia Nazionale Repubblicana che si trovava al Castello dell’Imperatore, poi a Firenze alle Scuole Leopoldine, centro di raccolta regionale degli arrestati gestito dalle forze naziste di occupazione. Da qui, oltre trecentotrenta uomini, soprattutto pratesi, fiorentini ed empolesi, furono trasferiti alla Stazione di Santa Maria Novella dove li aspettava un treno merci con vagoni piombati.

L’8 marzo il treno col suo «carico umano», partì e dopo un estenuante viaggio durato tre giorni e tre notti, giunse a Mauthausen, uno dei più terribili campi di concentramento nazisti. […] Quale sofferenza per le famiglie dei deportati, quale angoscia e incertezza, l’indomani degli arresti, sul destino dei loro cari. Spesso fu anche una tragedia economica poiché venivano a mancare padri di famiglia o fratelli e figli che lavoravano per portare a casa il salario.

La famiglia di Mario, che aveva gli altri due figli, partiti soldati, già prigionieri uno in Germania e uno in Marocco, non riuscì a darsi una spiegazione del mancato ritorno a Migliana del ragazzo più piccolo. Due sorelle, Giuseppina e Nunziatina, sfidando i tanti pericoli, andarono a piedi a Prato a cercarlo. L’unica traccia del fratello fu la bicicletta, che ritrovarono appoggiata vicino alla Fortezza. Riuscirono soltanto a sapere che Mario era partito in treno con gli altri «per andare a lavorare in Germania», come veniva detto. Non potevano certo immaginare quale tragico destino lo attendeva.

Dai documenti originali della «burocrazia di morte delle SS» che conserviamo al nostro Centro di documentazione, risulta che Mario Nanni fu immatricolato a Mauthausen col numero 57295 e come lavoro svolto prima dell’arresto era indicato quello di apprendista.

In un’altra scheda personale (quella che grazie ai più moderni sistemi, per l’epoca, di rilevazione dati, doveva servire all’apparato delle SS per organizzare al meglio il lavoro schiavo dei deportati) troviamo invece l’indicazione di lavoratore agricolo. Nella parte che indica il suo utilizzo effettivo nel Lager, al posto della sigla usata per la maggioranza dei deportati, quella per il lavoro di manovale, troviamo solo tre zeri. Questi significa «malato» e quindi non utilizzabile.

Dei quattordici mesi che Mario trascorse in prigionia sappiamo solo quello che ci ha raccontato Roberto Castellani, uno dei diciotto sopravvissuti che riuscirono a tornare a casa dopo la liberazione, e che tutti noi ricordiamo con affetto per il suo grande impegno volto a tenere viva la memoria di quei fatti, non ultimo l’aver voluto intensamente il Museo che mi onoro di dirigere e che è diventato un museo di rilevanza regionale, luogo permanente di memoria, di documentazione, di incontro. Roberto era coetaneo di Mario e i ragazzi passarono insieme i primi mesi nel campo. Forse per la giovane età, nel sottocampo di Ebensee, nel quale furono trasferiti il 25 marzo, erano stati assegnati ad un lavoro più blando, la manutenzione ai giardini delle SS.

Ma un giorno a Mario fu certificata la tubercolosi e gli fu vietato di andare a lavorare (le SS terrorizzate dalla possibilità di contagio!) allora chiese a Roberto di non abbandonarlo e di restare con lui saltando il turno di lavoro, cosa che Roberto fece volentieri per star vicino all’amico. Per questo motivo, una volta scoperto dal kapò, Roberto fu punito e mandato in galleria, dove le condizioni di lavoro erano atroci, mentre Mario Nanni il 30 maggio o i primi di luglio fu trasferito in infermeria a Mauthausen dove forse rimase per tutti i mesi restanti. Morì di «tubercolosi polmonare» nel giorno stesso o nei giorni immediatamente successivi alla liberazione del campo da parte degli americani. Sulla data di morte i documenti divergono, si parla del 5, dell’11 oppure del 13 maggio 1945. La notizia della morte è stata data alla famiglia da un medico di Milano rientrato in Italia che ha assistito Mario fino alla fine. […] Poiché morì dopo la liberazione, Mario fu tra i pochi deportati ad avere una degna sepoltura.

Prima fu sepolto nel cimitero del Lager di Mauthausen. I suoi resti furono identificati nel 1955 e poi traslati nel cimitero militare italiano sempre nei pressi di Mauthausen.

Per decine di anni e fino a quest’anno l’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) sotto la presidenza di Giancarlo Biagini, durante l’annuale «viaggio della memoria» organizzato a maggio in collaborazione con il nostro Museo e con l’Associazione per il Gemellaggio Prato – Ebensee, assieme ai familiari delle vittime, amministratori locali e studenti delle scuole, non ha mai mancato di andarlo a trovare. Mario era diventato un simbolo, l’unico sulla cui tomba poter piangere. Erano i rappresentanti del Comune di Cantagallo che di solito deponevano una corona vicino a quella piccola croce con la foto di un ragazzo come tanti che il nazifascismo con il suo progetto di asservimento e di annientamento di interi popoli, ha cercato di cancellare.

Ora la famiglia di Mario Nanni, in particolare un nipote dallo stesso nome e cognome, che mai lo ha dimenticato, è riuscita a riportare a casa i suoi poveri resti e di questo li ringraziamo di tutto cuore perché il gesto di affetto e rispetto della sua sepoltura nel luogo di origine, ci da la possibilità di fare per lui ciò che non è stato purtroppo possibile per i suoi compagni di sventura.

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I.T.S. Arolsen – scheda personale di entrata del Campo di Concentramento di Mauthausen 
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Tomba nel Cimitero di Mauthausen

 

 

2 pensieri su “Storie – Mario Nanni

  1. […] Nanni Mario di Silvio, nato a Migliana di Cantagallo (Firenze) il 6 febbraio 1926. Residente a Cantagallo in Via Agostino Santi, 60. Deportato a Mauthausen e classificato come deportato italiano per motivi di sicurezza (It. Sch.). Immatricolato a Mauthausen l’11 marzo 1944. Matricola 57295. Trasferito a Ebensee. Rientrato a Mauthausen. Morto a Mauthausen il 5 maggio 1945. Sepolto nel Cimitero militare italiano di Mauthausen. Posizione tombale: fila 15, croce 1, tomba 1147. https://dimenticatidistato.com/2015/05/17/storie-mario-nanni/ […]

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