Storie – Pietro Scandola

scandola pietro

SCANDOLA Pietro, nato il 4 luglio 1915 a Erbezzo (Verona) 1a, 10 – Deceduto il 26 febbraio 1944 – Sepolto a Francoforte sul Meno (Germania) – Cimitero militare italiano d’onore 1a – Posizione tombale: riquadro Q – fila 7 – tomba 16 1b . Fonti: 1a, 1b, 10 – Scandola Piermichele (nipote), Falzi Giuseppina (moglie del nipote).

Ricostruzione di Giuseppina Falzi

Riguardo al nostro Scandola Pietro abbiamo delle notizie un po’ frammentate perché la sua morte è avvenuta davanti al fratello più giovane anche lui prigioniero, il quale non ne ha mai parlato molto con i figli e i nipoti.

Era un dramma troppo pesante per lui che ha condiviso solo con i fratelli, forse per non lasciare trapelare troppo.

Siamo andati all’archivio di stato di Verona a prendere il foglio matricolare ma è incompiuto.

Vi è scritto quante volte è stato richiamato alle armi, trattenuto per poco tempo e poi rimandato a casa in congedo illimitato per ben 3 volte, il tutto finisce con scritto a matita la parola morto (non ho parole).

Lui era il figlio primogenito di madre vedova (5 maschi 2 femmine) con 2 fratelli, Antonio e Augusto, già in guerra.

Di professione era carrettiere  (stiamo parlando di anni molto duri soprattutto per i piccoli paesi di montagna quale era Erbezzo in quei tempi).

Dovrebbe essere stato chiamato in guerra ai primi di gennaio 1943, alpino battaglione Verona. Sappiamo che nel settembre 1943 assieme al fratello Giuseppe (classe 1923) si trovava nella caserma Cesare Battisti di Vipiteno, assieme a loro c’erano due paesani, come truppe destinate al fronte russo.

Con i fatti del 8 settembre 1943 il loro comandante li congedò dicendo loro di ritornare a casa.

Partirono loro due fratelli assieme ai due paesani e cercando di evitare le vie principali, per paura della polizia altoatesina, il mattino del 12 settembre arrivarono nei pressi di Ortisei.

Si fermarono a dissetarsi, ma ripreso il cammino uno dei due paesani si accorse di aver perso quei pochi soldi che custodiva nei calzini.

Questo accompagnato da Pietro tornò indietro, li trovarono ma furono avvistati.

Raggiunti gli altri e ripreso il cammino in breve tempo furono circondati da nove altoatesini e un soldato tedesco che armi in pugno intimò loro la resa.

Senza più armi (le avevano abbandonate) non gli rimase altro da fare. Il giorno stesso furono condotti a Chiusa Valgardena dove furono caricati sul treno per la Germania.

Dopo giorni di viaggio su carri bestiame, senza acqua ne cibo, arrivarono nel campo di lavoro di Lippstadt, dove lavorarono in una fabbrica bellica, costruendo ali per aerei.

La guerra e la prigionia alterano l’animo umano.

Pietro (lo ricordano famigliari e conoscenti) era un uomo molto forte e robusto e si nutriva molto di più rispetto agli altri.

Nell’ultimo periodo passato nel campo di lavoro di Lippstadt dove ovviamente si soffriva la fame si faceva di tutto pur di nutrirsi.

Pietro fu accusato da un italiano (anche questi prigioniero) di aver rubato in un campo delle patate. Tale gesto fu riferito ai soldati tedeschi.

La sua morte è avvenuta il 26 febbraio 1944, dopo le brutali percosse subite dai soldati tedeschi per il gesto compiuto.

Già malnutrito e provato per problemi di salute, la morte non avvenne subito ma dopo alcuni giorni di atroci sofferenze, il tutto sempre davanti agli occhi del fratello Giuseppe e dei due paesani.

Fu seppellito dal fratello Giuseppe e da uno dei due compaesani, scortati e obbligati a scavare anche la fossa dai soldati tedeschi nel cimitero comune di Lippstadt.

Da quel giorno per tutti i suoi famigliari Pietro venne ricordato come quel povero soldato prigioniero morto in maniera disumana.

Le speranze di ritrovare la sua salma non vacillarono.

A fine anni ’90 i fratelli Giuseppe e Augusto andarono al cimitero di Lippstadt ma con grande sgomento non trovarono la tomba.

Tutto il resto caro Roberto lo sai, perché sei stato tu a ritrovarcelo.

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10 novembre 2013 – Discorso di ringraziamento alla cerimonia di rientro di Pietro Scandola

 

Oggi possiamo finalmente dire di avere aggiunto l’ultimo tassello a questo puzzle. Dopo quasi 70 anni abbiamo esaudito il grande desiderio della nostra famiglia, gli Scandola dal Vajo.

Anche se non lo abbiamo mai conosciuto, lo zio Pietro è sempre stato presente nei pensieri e nei racconti della nostra famiglia, grazie alla memoria di sua mamma e dei suoi fratelli che hanno tenuto vivo il suo ricordo parlando di lui ai nostri genitori, e poi a loro volta a noi che siamo i suoi pronipoti. Non a caso la prima parte del nome di mio papà Piermichele è in memoria di nostro zio.

La possibilità di riaverlo qui è stato un impegno, ma anche un dovere da parte nostra come suoi discendenti, di poter realizzare quel sogno, quel desiderio, che fino ad ora non era mai stato possibile compiere da coloro che ci hanno preceduto.

Pensiamo alla sua mamma, la Luigia, una madre che oltre al dolore di aver perso un figlio nel campo di lavoro dove era tenuto prigioniero, ha dovuto subire l’ingiustizia e la beffa di non poterlo riavere indietro, per dargli l’ultimo saluto ed una degna sepoltura.

E anche ai suoi fratelli, il Beppi e il Gusto, che anni dopo la sua morte sono andati comunque a cercarlo in Germania, ma senza riuscire a trovarlo perché spostato dal cimitero di Lippstadt in un luogo allora indefinito, senza che nessun familiare venisse avvisato.

Incredibilmente però, lo scorso 15 giugno è arrivato nel comune di Erbezzo un e-mail che ci ha comunicato la sua posizione nel cimitero d’onore di Francoforte sul Meno.

A mandare questa e-mail è stato il signor Zamboni Roberto, che oggi per motivi di salute non è potuto essere presente con nostro profondo dispiacere. Non abbiamo parole per ringraziarlo per ciò che ha fatto per noi e per tante altre famiglie italiane.  Con una situazione simile alla nostra, ma con una tenacia e perseveranza uniche, il signor Zamboni ha individuato negli anni i vari cimiteri italiani in Germania, Austria e Polonia, dove sono stati sepolti e si trovano ancora oggi molti dei nostri giovani «dimenticati di stato», che ad oggi ammontano a 16.079 persone. Ha dato così la possibilità ai parenti di riportare a casa i loro Caduti.  Noi siamo una tra quelle famiglie che hanno avuto la fortuna di riabbracciarlo e non abbiamo parole per esprimere la nostra gratitudine verso questa persona, che con il suo impegno e continuo lavoro, ci ha dato la speranza e la certezza oggi di riaverlo qui a Erbezzo, la sua terra nativa. Per sempre grazie da parte di tutti noi Scandola.

scandola pietro rimpatrioRientro dei resti mortali di Scandola Pietro ad Erbezzo (Verona)
scandola pietro rimpatrio 2Cassetta-ossario con i resti mortali di Pietro Scandola
scandola pietro rimpatrio 3Cerimonia religiosa
scandola cerimonia relig10 novembre 2013 – Chiesa parrocchiale di Erbezzo (Verona)

 

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