TOCCAFONDI Guido di Pietro, nato l’8 agosto 1920 a Cantagallo (Prato)1a, 10 – Sergente del 128° Reggimento di Fanteria / 2a Compagnia / 3° Battaglione – Divisione Firenze – Posta Militare 68 (Jugoslavia) – Fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943 ed internato in Germania 2b – Deceduto il 31 dicembre 1943 – Sepolto nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Germania) 1a – Posizione tombale: riquadro 2 – fila K – tomba 30 1b. Fonti: 1a, 1b, 2b, 10 – Lorenzo Carlan (nipote).
Tratto da «La Nazione» del 30 ottobre 2011 – Articolo di Silvia Bini
Per tutta la vita ho sentito parlare dello zio Guido. Le gesta e i ricordi dello zio, scomparso a soli 23 anni durante la seconda guerra mondiale, lo hanno accompagnato per tutta l’infanzia e l’adolescenza. La mamma Alice ha sempre avuto nel cuore il rammarico di non poter aver dato una sepoltura adeguata all’unico fratello maschio.Dopo 68 anni, quando ormai non c’erano più speranze, le spoglie di Guido Toccafondi sono finalmente tornate all’affetto della sua famiglia.
Con gli occhi lucidi e una grande felicità, Lorenzo Guido Carlan, racconta come è riuscito, grazie anche all’aiuto dei suoi cugini, prima a ritrovare il corpo dello zio sepolto in Germania e poi a farlo rimpatriare.
Una grande foto di Guido Toccafondi, sotto a un mazzo di fiori bianchi con accanto le lettere ormai ingiallite, inviate dal giovane alla famiglia mentre era in guerra. È stata una processione continua di parenti e conoscenti che con grande commozione venerdì sera hanno fatto la spola nella casa della famiglia Carlan.
«È stata una storia travagliata, quello che ci ha dato forza è che non abbiamo mai smesso di credere che prima o poi saremmo riusciti a ritrovare le spoglie dello zio – racconta con un misto tra commozione e contentezza, il nipote Lorenzo Carlan – mia mamma Alice mi parlava sempre di lui. Sono cresciuto ascoltando le sue gesta, la sua storia. Erano molto legati. Per tutta la vita ha sempre sperato di poter ritrovare suo fratello. Mia mamma spesso prendeva le foto e le lettere inviate dallo zio: ricordo che le guardava e ogni volta, anche dopo trent’anni, si commuoveva pensando a lui.
Guido Toccafondi, appartenente al 128esimo battaglione fanteria, negli anni ’40 fu richiamato alle armi e destinato in Albania: «Si era appena sposato e così molte persone gli consigliarono di darsi disertore, ma lui era troppo onesto.
Partì dicendo a mia mamma che si sarebbero rivisti presto. Ma così non fu – racconta il nipote – Ricordo che fu un grandissimo dolore quando la Croce Rossa comunicò la morte di mio zio avvenuta il 31 dicembre del 1943».
Dopo l’armistizio del settembre ’43 nel quale l’Italia cessò le ostilità contro le forze alleate, i tedeschi iniziarono a deportare i militari italiani nei campi di lavoro: Toccafondi, durante il viaggio si buttò dal camion tedesco, ma nella caduta rimase seriamente ferito. Soccorso dai volontari della Croce Rossa fu portato in un ospedale della provincia di Hannover, dove purtroppo morì poco tempo dopo per una setticemia.
«Per anni abbiamo provato a cercare il corpo, la Croce Rossa comunicò alla famiglia che aveva dato un funerale religioso alla salma di mio zio e che era stato sepolto in un cimitero vicino l’ospedale – continua Carlan – Mio cugino Piero Cocchi, è stato anche in Germania, ma non abbiamo mai trovato la tomba.
Un giorno, sfogliando per caso un giornale, un mio parente, Carlo Chiaramonti, ha letto con grande stupore il nome dello zio con indicata la tomba e il cimitero. È stato un fulmine a ciel sereno. Ci siamo subito messi in contatto con questo appassionato di storia, Roberto Zamboni, che aveva raccolto informazioni». Dallo scorso maggio è iniziato un tam tam di telefonate con l’ambasciata italiana in Germania e con il Ministero della Difesa: «Non è stato facile, ma ci siamo riusciti. È stata una gioia incontenibile quando venerdì è arrivato il treno che riportava a casa mio zio». Ad accoglierlo c’era tutta la famiglia: adesso il corpo di Toccafondi dopo 68 anni, riposa al cimitero di Chiesanuova dove è stato tumulato ieri mattina nell’ala riservata ai Caduti della seconda guerra mondiale.
«L’unico rammarico – conclude Carlan – riguarda mia mamma Alice che per tutta la vita ha atteso il ritorno dell’unico fratello. Purtroppo è scomparsa un anno fa, ma abbiamo fatto tutto questo anche per lei, ne sarebbe stata felice».
Sergente Guido Toccafondi
Rientro a Prato dei resti di Guido Toccafondi