GIOVANNINI Costante, nato il 7 settembre 1923 a Narni (Terni) 1a, 10 – Deceduto il 7 marzo 1945 – Sepolto nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Francoforte sul Meno (Germania) 1a, 10 – Posizione tombale: riquadro E – fila 3 – tomba 22 1b. Fonti: 1a, 1b, 10 – Francesco Giovannini (fratello).
Ricostruzione di Francesco Giovannini
Costante Giovannini era un ragazzo semplice ed amico di tutti.
[…]
Abitava ad Orte, frazione di Collepecchio. Unitamente ai genitori, fratelli e sorella, aiutava al lavoro in campagna. Era un lavoro duro, ma a Costante nulla spaventava.
Nel mese di giugno e luglio, era addetto alla macchina per la trebbiatura del frumento e, per due mesi circa, era costretto fuori casa.
Spesso però tornava a trovarci e noi fratelli più piccoli continuavamo a guardarlo come se non l’avessimo mai visto.
In casa la sua assenza era molto notata perché giocava spesso con i fratelli più piccoli. Era il secondo di sei figli, molto magro, alto un metro e novantadue centimetri.
Nel 1941 il primo fratello si è arruolato nell’Arma dei Carabinieri e mia mamma insistette molto perché anche Costante si arruolasse nella Benemerita, ma lui non si convinse. Evidentemente non era il suo destino.
Nel gennaio del 1943 venne richiamato alle armi, fu destinato al corpo di Fanteria ed inviato a Spoleto, paese molto distante dal nostro.
Ricordo che una sera verso le 19 arrivò improvvisamente a casa (in abiti civili naturalmente!).
Erano circa due mesi che era partito e disse che mentre era in libera uscita, con i vestiti di un amico e con mezzi di fortuna, aveva pensato di venirci a trovare. Ricordo perfettamente che quel poco tempo trascorso con noi lo passò sempre mangiando. Aveva molta fame e diceva che il rancio della caserma non era buono e molto scarso.
C’è poi il fatto che i cibi di casa propria sono sempre i migliori.
È ripartito, naturalmente a piedi, sino a Nera Montoro, e da lì, con mezzi di fortuna per raggiungere Spoleto.
Noi fratelli non l’abbiamo più visto tranne mia madre che, assieme ad una nostra vicina di casa (M. T.), è andata a trovarlo a Spoleto.
Ricordo che la mamma, tra le altre cose, gli portò due filoni di pane casareccio, e che in quel poco tempo che sono stati insieme, i due filoni se li è mangiati tutti.
Dopo pochi giorni scrisse una cartolina postale non più da Spoleto, ma da Zara, e da lì, il 15 maggio fu catturato dai tedeschi e condotto, in vagoni bestiame, in Germania.
Successivamente ricevemmo una cartolina postale nella quale diceva che lavorava in un campo di concentramento.
Chiedeva sigarette, ma non c’è stata la possibilità di spedirle.
Da lì, un lungo silenzio sino all’estate del 1945, quando un giorno arrivò a casa nostra il parroco di Orte.
Noi abitavamo in campagna e vedere il parroco a casa nostra per la prima volta non era normale. Infatti ci diede la tristissima notizia della morte di Costante.
Per la nostra famiglia quel giorno fu come se fosse finito il mondo. Ma il parroco com’era venuto a sapere quella notizia?
In campo di concentramento ad Hattingen (Ruhr – Germania) era prigioniero anche certo M. Francesco di Barbarano Romano, un paese a circa 70-80 chilometri da Orte, prigioniero anche quest’ultimo, ma fortunatamente sopravissuto e tornato al suo paese.
Era diventato amico di Costante, in quanto lavoravano insieme nello stesso campo. Il M. assistette alla morte di Costante e quando tornò in Italia al suo paese (dopo un mese circa) raccontò al parroco di Barbarano Romano che vide morire l’amico di Orte.
Ecco perché il parroco di Orte venne a casa nostra. Noi non abbiamo mai saputo della morte di Costante sino al giorno che ci diede la notizia il parroco di Orte.
[…]
Ebbene, una sera mentre ascoltavo un programma televisivo che trattava della guerra 40-45, un giornalista disse che le famiglie che desideravano notizie potevano scrivere al Ministero della Difesa.
Detto… fatto! Il 12 maggio 1990 scrissi al ministero e dopo dieci giorni circa […] mi risposero, comunicandomi che la salma di Costante Giovannini era tumulata nel Cimitero d’Onore di Francoforte sul Meno (Germania) – riquadro E, fila 3, tomba 22.
Dopo qualche giorno, unitamente a Teresa (mia moglie) ed una coppia di amici, in camper partimmo per Francoforte e, come specificato dal Ministero, trovammo la piccola pietra con sopra scritto: «Soldato Giovannini Costante 1923-1945».
Non posso descrivere il mio stato d’animo di quel momento, ma lascio solo immaginare. Facemmo molte riprese con la telecamera per poi farle vedere alla sorella Ida e ai fratelli Umberto e Sesto.
Altri della famiglia non c’erano più, come mia madre, che spesso diceva: «Se potessi sapere dove si trova per potergli portare un fiore!». Purtroppo, né lei né mio padre non c’erano più, ma per loro mi sono occupato io assieme a Teresa per portare dei fiori.
E non solo. Abbiamo spedito alla persona addetta al cimitero (tale F. Antonio da Fonseca) una fotografia, che si è occupato di applicarla sulla tomba. Infatti, nel nostro secondo viaggio a Francoforte, la foto era stata sistemata.
In quel cimitero ci sono 4601 Caduti noti, più di 728 civili e molti ignoti. Solo in qualche tomba ci sono dei fiori (5 o 6).
La mia convinzione è che molte famiglie non sappiano dove si trova il loro congiunto.
Tutte le famiglie italiane che hanno avuto la sfortuna di avere un congiunto deceduto nella guerra 40-45, se fossero a conoscenza della meravigliosa iniziativa di Roberto Zamboni, sarebbe sicuramente un fatto positivo.