Storie – Valentino Spiatta

spiatta valentino

SPIATTA Valentino, nato il 24 luglio 1924 a Carlazzo (Como) 1a, 10Deceduto il 20 gennaio 1944 – Sepolto nel Cimitero militare italiano d’onore di Berlino (Germania) 1a – Posizione tombale: riquadro 4 – fila 1 – numero 7 – tomba 1054 8. Fonti: 1a, 8, 10 – Giusi Spiatta (nipote).

Tratto dalla tesi di laurea di Valentina Peretti «DIMENTICATI DI STATO? Gli IMI e i Fremdarbeiter comaschi attualmente sepolti in Germania, Austria e Polonia. Le testimonianze».

 

Spiatta Giuseppina, nipote di Spiatta Valentino (n°128)

 

Sono riuscita a contattarla perché Roberto Zamboni mi ha informato del fatto che era a buon punto per il rimpatrio dei resti di suo zio paterno, che non ha mai conosciuto (è nata venti anni dopo la sua morte). Abbiamo avuto un breve scambio di mail, durante i quali mi ha sempre ripetuto di esser felice di aver trovato il luogo di sepoltura, che suo padre aveva cercato invano per anni.

Infatti il racconto commovente che mi ha fatto è visto dalla parte di suo padre, che rispetto a Valentino era maggiore di età: «Mio zio partì poco dopo il suo compleanno, era nato a fine luglio. Dopo avere visto partire il fratello maggiore (erano in tre, mio padre il secondo) ed essendo poco più di un ragazzo, mio padre domandò in distretto di poter partire lui al suo posto.

La sua domanda venne rifiutata con la motivazione che mio padre diventava sostegno di famiglia (mia nonna era vedova con 3 figli maschi) e così mio zio fu costretto a partire.

Mio padre ricorda con angoscia quel momento perché la paura che mio zio aveva era talmente grande … infatti loro temevano che ne morisse.

A Natale 1943, dopo avere ricevuto da lui una lettera, gli venne spedito un pacco con un maglione di lana lavorato da mia nonna … A metà febbraio 44 lo stesso pacchetto ritornò a casa con una scritta in tedesco …

In paese abitava una signora tedesca sposata con un italiano … Signora che dovette comunicare a mio padre che quella scritta significava DECEDUTO.

Mio padre chiese notizie al nostro Comune, alla sede della Croce Rossa, ma per molti mesi non si riuscì a sapere nulla, alimentando la speranza che potesse esserci uno scambio di persona, un errore … E invece, dopo qualche mese, arrivò la comunicazione ufficiale del suo decesso.

Molto scarno, era un semplice documento, che mio padre poté solo visionare presso il nostro Comune, nel quale appunto si comunicava alla famiglia il decesso, ma non dove fosse stato inumato il corpo.

Da quel momento la ricerca non è mai finita …

Purtroppo oltre a questo dolore, mia nonna aveva anche il pensiero del primo figlio deportato in Russia, del quale non sapeva assolutamente nulla. Per fortuna quel figlio rientrò l’anno successivo con dei problemi di congelamento piuttosto seri […]

Mio padre mi raccontava che ai suoi tempi tutto era più complicato, soprattutto per avere notizie.

Carlazzo era collegato con il resto del mondo da un piccolo trenino che portava posta e comunicazioni da Menaggio, e da un unico telefono pubblico in un bar … Mio padre insisté con la Croce Rossa ed ottenne la promessa di una ricerca più approfondita che però portò solo a conoscere il posto dove si presumeva fosse sepolto suo fratello.

Come vede niente di ufficiale è mai stato comunicato; l’unica cosa certa era il decesso …

Io incomincio a cercare mio zio circa 15 anni fa …

mio padre si ammalò di tumore e io sapevo che per lui era importante trovare notizie …

Arrivai dove lei è arrivata, e trovai le notizie che lei ha …

Parlai con mio padre della possibilità di fare rientrare la salma, anche se avevo notizie molto confuse sulla procedura da attuare …

Questo è stato purtroppo il suo ultimo pensiero prima di morire … Lasciai perdere tutto … Fino all’estate scorsa, quando mia madre arrivò con un foglio di giornale, la Provincia, sul quale questo sig. Zamboni scriveva il nome di mio zio …

Ho ricominciato tutto e dopo varie lettere, oggi sono in attesa dell’esumazione che avverrà entro quest’anno.

Non sto a dirle che cosa tutto questo rappresenta per me e per i miei fratelli…»

 

Tratto da «La Provincia» di Como del 3 luglio 2011 – Articolo siglato (Gp. R.)

C’è anche Valentino Spiatta fra i reduci ritrovati dall’ormai famoso «cacciatore di tombe nei lager» Roberto Zamboni.

Grazie all’opera dell’imprenditore veronese e agli elenchi pubblicati lo scorso anno su La Provincia, la famiglia Spiatta è riuscita a risalire alle spoglie del soldato di Piano di Porlezza mai più tornato dalla Germania.

Trovare il nome di nostro zio tra gli elenchi pubblicati sul giornale ha provocato un autentico tuffo al cuore in tutti noi – riferisce una nipote del reduce, Giuseppina Spiatta, 47 anni, nata vent’anni dopo la morte dello zio -.

Così, lo scorso agosto è iniziato il lungo cammino che ci ha portato fin sulla sua tomba, in un posto disperso della Germania.

«Mio padre l’aveva vanamente cercato per molti anni ed è stato un risultato dedicato anche a lui.

Le procedure per il rimpatrio delle spoglie sono state difficoltose, ma per noi, che abbiamo a lungo sentito parlare di zio Valentino e della sua sorte sconosciuta, è stato come un dono del Signore poter ricostruire le sue ultime ore e portarlo a casa.

Ci hanno sostenuti i gruppi alpini di Menaggio e Porlezza e la Guardia di Finanza di Menaggio, mentre Valentina Peretti, con la sua tesi di laurea ha dato voce alla storia dello zio e di altri giovani caduti servendo la Patria.

Con Roberto Zamboni siamo tuttora in contatto: la sua approfondita ricerca ci ha consentito di ritrovare nostro zio e, sempre grazie ai suoi suggerimenti siamo riusciti ad avviare le pratiche per il rimpatrio».

Partito per il fronte appena ventenne, Spiatta fu catturato e fatto prigioniero sul Brennero. Alla famiglia, in seguito, venne comunicata solo la data della morte. […].

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Rientro a Porlezza (Como) dei resti di Valentino Spiatta

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L’ultimo saluto all’Alpino Valentino Spiatta

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