Sarà posta a Stresa (VB) il prossimo gennaio, la Pietra d’inciampo in memoria del Capitano Nicolini.
Nicolini Giuliano, nato il 25 marzo 1913 a Stresa (VB). Tenente del 114° Battaglione Guardia alla Frontiera. Dislocato nei Balcani. Nominato Capitano dal 1° gennaio 1943. Fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943 ed internato a Deblin-Irena (Stalag 307 – poi Oflag 77), Wsuwe, Oberlangen, Sandbostel e Wietzendorf (Oflaf 83). Inviato per punizione, assieme ad altri 43 ufficiali, nel campo di rieducazione al lavoro di Unterlüss (campo satellite dipendente dal KZ di Bergen Belsen – gestito dalle SS). Deceduto il 6 aprile 1945 a Dannenberg – Unterlüss, distretto di Celle. Sepolto a Unterlüss (Bassa Sassonia). Nei primi anni ’50 fatto esumare e traslato nel Cimitero comunale di Stresa. Insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare. Il 25 aprile 1972 il Comune di Milano lo ha onorato come Martire per la libertà. Nel 1974 il Consiglio regionale del Piemonte lo ha riconosciuto “Deportato politico nei campi nazisti e Combattente per la Libertà”. Il 2 giugno 2015 gli è stata conferita la Medaglia d’Onore.
Giuliano Nicolini – Uno dei quarantaquattro eroi dimenticati
Le Pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) sono una iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle abitazioni che sono state teatro di deportazioni, dei blocchi in pietra muniti di una piastra in ottone.
Storia dell’iniziativa
L’iniziativa è partita a Colonia nel 1995 e ha portato, a inizio 2015, all’installazione di oltre 50.000 “pietre” (la cinquantamillesima pietra è stata posata a Torino) in vari paesi europei: Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Italia.
La memoria consiste in una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm.), posta davanti alla porta della casa in cui abitò la vittima del nazismo o nel luogo in cui fu fatta prigioniera, sulla quale sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre soltanto a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.
Le pietre d’inciampo vengono posate in memoria delle vittime del nazismo, indipendentemente da etnia e religione.
(Tratto da Wikipedia)

almeno questo se lo meritano quei poveri ragazzi. Roberto come si fa’ a Esporre una targa del genere? Vorrei anch’io Metterne una davanti alla porta del mio povero cugino.
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