Ragazzi con lo stesso destino

Franco Budini, figlio di Corrado e di Molinari Romilda, era nato a Corno di Rosazzo (Udine) il 24 novembre 1927. Contadino di mestiere, solamente diciassettenne entrò a far parte della Divisione Garibaldi Natisone come partigiano assieme al papà Corrado, al fratello Giovanni e al suo gemello. Il 27 maggio 1944 venne messo in atto dai nazifascisti un rastrellamento nel paese di Corno di Rosazzo. Tra gli arrestati anche Franco, il fratello Giovanni e il papà Corrado (il gemello riuscì a sfuggire alla cattura nascondendosi in una tomba vuota nel cimitero del paese).

Il 21 giugno 1944, i fratelli Budini con il loro papà, vennero portati a San Giovanni al Natisone, caricati su un convoglio proveniente da Trieste e deportati nel Campo di concentramento di Dachau. Al loro arrivo, il 23 giugno, ricevettero i numeri di matricola 74591 (Corrado), 74592 (Giovanni) e 74593 (Franco) e furono classificati come deportati per motivi precauzionali.

A luglio vennero trasferiti nel Campo di concentramento di Flossenbürg, dove arrivarono il giorno 22 [verranno immatricolati anche in questo caso consecutivamente con i numeri di matricola 13026 (Corrado), 13027 (Franco) e 13028 Giovanni].

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Matricole 13026, 13027, 13028 attribuite rispettivamente a Giovanni, Franco e Corrado (ITS Arolsen – Vietata la riproduzione)

A questo punto, la sorte li vorrà divisi.

Franco rimase a Flossenburg, mentre il fratello ed il papà furono trasferiti al sottocampo di Hersbruck dove troveranno la morte, Giovanni il 4 gennaio 1945 e Corrado il 17 dello stesso mese.

Il 20 aprile 1945 il Campo di concentramento di Flossenbürg venne evacuato ed i prigionieri messi in marcia verso sud, con destinazione il Lager di Dachau.

Nel campo vennero lasciati solo coloro che erano in condizioni fisiche disperate e non in grado di muoversi. Tra questi anche 46 italiani.

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Deportati di Flossenburg fotografati dopo la liberazione (foto scattata il 4 maggio 1945 – Gentilmente concessa per la pubblicazione dal Professor Dr. Paul Kopperman – Oregon State University – U.S.A. – Vietata la riproduzione)

E tra questi 46 nostri connazionali, oltre a Franco (17 anni), anche il mio povero zio Luciano (22 anni).

Mi piace pensare che si fossero conosciuti e che fino all’ultimo si fossero sostenuti reciprocamente.

La mattina del 23 aprile 1945, una compagnia della 97ª Divisione di Fanteria dell’esercito americano liberò il Campo di concentramento di Flossenbürg.

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Liberazione del Lager di Flossenburg (foto scattata il 30 aprile 1945 – Gentilmente concessa per la pubblicazione dal Professor Dr. Paul Kopperman – Oregon State University – U.S.A. – Vietata la riproduzione)

Il quattro di maggio, dodici giorni dopo la liberazione del lager, Franco e Luciano, sicuramente allo stremo delle loro forze, morirono.

Parte dei deceduti dal 23 al 30 aprile furono cremati. Molti furono sepolti in fosse comuni nel territorio occupato dal campo di concentramento.

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Deportati di Flossenburg fotografati dopo la liberazione (foto scattata il 4 maggio 1945 – Gentilmente concessa per la pubblicazione dal Professor Dr. Paul Kopperman – Oregon State University – U.S.A. – Vietata la riproduzione)

Lo stesso giorno in cui morirono, nel cimitero del paese di Flossenbürg furono inumate le prime 21 salme di prigionieri che sopravvissero alla liberazione ma che poco dopo spirarono a causa delle vessazioni subite.

Su ognuna delle 120 tombe, che alla fine accolse quel cimitero, fu apposta una piccola lapide col nome dell’ex deportato defunto. Anche Luciano e Franco vennero sepolti in quel cimitero, l’uno in fianco all’altro (alla tomba n°104 Luciano e alla n°105, Franco).

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Elenco italiani sepolti nel Cimitero comunale di Flossenburg con nomi storpiati all’atto della trascrizione, poi corretti – Comune di Flossenburg
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Riscontri fatti presso l’Amministrazione cimiteriale di Monaco di Baviera

Nel 1958, le Spoglie di Franco e Luciano furono esumate e traslate nel Cimitero militare italiano di Monaco di Baviera, sempre uno in fianco all’altro, alle tombe 1 e 2 del riquadro 5, fila 16.

Ora anche Franca Budini, nipote di quel ragazzo, conosce la sorte dello zio.

Alcuni ritrovamenti di dicembre

Trascrivo alcuni commenti da parte di parenti (emigrati in Francia) che hanno rintracciato i dati dei loro cari.


Daniel

7 dicembre 2016 alle 23:53
Merci pour votre travail sur ce site très documenté.
J’ai pu trouvé de nombreux renseignements concernant le frère de ma grand-mère maternelle Ilario Tonet décédé en Allemagne en 1945 et non en Libye comme le pensait mon père.
Je m’excuse d’écrire en français mais mon italien est très élémentaire.
Cordialement

Tonet Ilario di Stefano e di Bianco Alvina, nato il 20 ottobre 1913 a San Gregorio nelle Alpi. Professione operaio. Soldato del 71° Reggimento di Fanteria. Fatto prigioniero sul fronte greco-albanese. Morto a Dahn (Renania Palatinato) il 22 gennaio 1945. Causa della morte: mitragliamento aereo presso la Stazione Ferroviaria di Schindhard / Dahn (informazioni date da S. Franco di Fiumicello – Udine). Inumato in prima sepoltura nel Cimitero comunale di Dahn. Esumato e traslato a Francoforte sul Meno / Friedhof Westhausen / Cimitero militare italiano d’onore (Germania). Posizione tombale: riquadro a / fila 1 / tomba 13. Fonti: Ministero della Difesa, Albo IMI Anrp, Ufficio Informazioni Vaticano per i Prigionieri di Guerra (Elenco 852, pagina 7: lista inviata il 15 maggio dalla Caritasverband di Friburgo, con elenco di 221 internati e deceduti in Germania).


BIGONI Michel

18 dicembre 2016 alle 23:34
Molto Grazie s’ignore. O trovato les informazioni seul moi zio Ugo BIGONI morto in Germania.

Bigoni Ugo Gino, nato il 16 settembre 1922 a Ferrara. Soldato del 75° Reggimento Fanteria. Morto il 19 giugno 1945. Inumato in prima sepoltura nel Cimitero centrale di Francoforte sul Meno. Esumato e traslato a Francoforte sul Meno / Friedhof Westhausen / Cimitero militare italiano d’onore (Germania). Posizione tombale: riquadro C / fila 7 / tomba 7. Fonti: Ministero della Difesa, Gian Paolo Bertelli.

Si cercano i parenti dei Caduti della strage di Brenna

fucilazione

Da qualche tempo sono in contatto con il Professor Ettore Deodato(1) con il quale ho più volte avuto uno scambio d’informazioni riguardanti i nostri caduti in prigionia o per motivi di guerra.

Dal Professor Deodato sono venuto a conoscenza che la Magistratura polacca ha iniziato ad indagare su una strage avvenuta a Brenna (Alta Slesia – Polonia) nel febbraio del 1945 nella quale furono coinvolti, oltre a 7 partigiani polacchi e a 21 russi, anche 13 italiani.

La stessa magistratura vorrebbe contattare le famiglie degli italiani per iniziare delle azioni che prevedano una richiesta di risarcimento, congiuntamente con le famiglie dei caduti polacchi.

Questa una breve ricostruzione dei fatti di Brenna tratta dal libro di Lazzero Ricciotti “Gli schiavi di Hitler”:

“Brenna è una cittadina dell’Alta Slesia, a circa 70 km a sudovest di Auschwitz, circondata da una zona montagnosa – i monti Beschidi e ricca di Boschi.

Le SS vi avevano dislocato un lager in cui si trovavano anche prigionieri di guerra italiani. La zona in quei giorni [nda – febbraio 1945] era sconvolta dai bombardamenti e dalla pressione esercitata dall’Armata Rossa, che avanzava impetuosamente. L’organizzazione nazista stava saltando del tutto.

Il 13 febbraio 1945, 15 soldati italiani ne approfittarono per fuggire mentre era in corso un bombardamento. Dopo una sosta nei boschi, si unirono ai partigiani russi e polacchi. Ormai contavano i giorni che li separavano dalla libertà finale, ma i tedeschi ingaggiarono un combattimento con le unità ribelli che avevano cooptato gli italiani e li catturarono nuovamente.

Le SS ne presero 2 e li uccisero subito con un colpo di pistola alla nuca insieme ai russi e ai polacchi rimasti in vita. Gli altri 13 furono rinchiusi in una baracca cosparsa di benzina cui fu appiccato il fuoco, secondo un orrendo rituale ufficialmente contemplato dal comportamento dei nazisti in guerra. Morirono tutti carbonizzati”.

Questi i nomi dei 13 italiani:

Angione Rosario, nato il 13 maggio 1922 a Laurino (Salerno). Soldato del 3° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria.

Bernabei Antonio, nato il 21 marzo 1920 a Tarano (Rieti). Soldato del 49° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria. Catturato sul fronte greco – albanese.

Bideri Luigi, nato a Trento (o provincia) nel 1922. Soldato.

Calabria Gennaro, nato Taranto nel 1922. Soldato (famigliari già contattati).

Fantini Ausonio di Vittorio, nato a Vigatto (Parma) il 28 marzo 1921. Soldato del 19° Reggimento Cavalleggeri Guide / 2a Squadra. Internato nello Stalag VIII B – 344 di Lamsdorf. Famigliari residenti nel 1943 a Vigatto (Parma).

Ferrari Felice, nato il 2 settembre 1915 a Clusone (Bergamo). Camicia Nera della 15a Legione Maca (Milizia Volontari Sicurezza Nazionale).

Giubbolini Mario di Domillo, nato il 1° aprile 1922 a Palaia (Pisa). Soldato del 292° Autoreparto pesante. Prigioniero matricola 16321. Resti sepolti nel Cimitero militare italiano di Bielany/Varsavia – Ossario sinistro. Chieste notizie in Vaticano da Suor Maria Gilberta Giubbolini / Residente presso l’Istituto S.S. Crocifisso a Lari (Pisa).

Grassi Primo, nato il 1° ottobre 1915 a Milano. Soldato del 23° Reggimento di Fanteria.

Migliorini Marcello, nato il 5 febbraio 1914 a Cerea o San Pietro di Legnago (Verona). Soldato del 57° Reggimento di Fanteria. Catturato a Zante (fronte greco) il 12 settembre 1943.

Pinetti Battista, nato il 29 dicembre 1922 ad Albino (Bergamo). Soldato del 48° Reggimento di Fanteria. Resti sepolti nel Cimitero militare italiano di Bielany/Varsavia – Ossario sinistro.

Reucci Remidò, nato a Firenze (o provincia) nel 1922. Soldato.

Rossini Guerrino, nato il 13 marzo 1915 a Legnago (Verona). Soldato dell’8° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria.

Viggiano Vito, nato il 23 febbraio 1916 ad Avigliano (Potenza). Caporal Maggiore del 26° Reggimento Genio.

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Nel caso qualcuno fosse in grado di fornire informazioni sui parenti di questi Caduti può contattare direttamente il Professor Deodato alla mail: ettoredeo@gmail.com.


(1) Ettore Deodato, siciliano di Messina, ha studiato al Collegio d’Europa di Bruges, in Belgio e alla Johns Hopkins University negli Stati Uniti. Dopo una esperienza di insegnamento presso l’Università di Perugia, è stato funzionario dell’Unione Europea a Bruxelles nel settore dell’educazione e della cultura dove ha lavorato per i programmi TEMPUS PHARE, Erasmus, Leonardo e Jean Monnet. Dopo il pensionamento anticipato ha iniziato a lavorare come consulente per i programmi comunitari e progetti in Italia e all’estero. Detentore del titolo d’insegnamento Jean Monnet su “Storia dell’integrazione europea” presso l’Università di Adam Miczkiewicz a Poznan, Polonia e Visiting Professor alla London Academy of Diplomacy, Regno Unito.