Giuseppe Severi è tornato nella sua terra

Caro Roberto,
ti scrivo con piacere per informarti che il 24 ottobre sono rientrate in Italia le spoglie di mio zio Giuseppe. Il 26 Ottobre è stata eseguita la tumulazione presso il cimitero di Greve in Chianti dove adesso riposa con i suoi genitori. Il prossimo 4 Novembre, in occasione della giornata delle Forze Armate, si terrà una cerimonia commemorativa in onore dei caduti di Greve e in quell’occasione verrà ricordato anche mio zio. Se tutto questo è stato possibile lo devo anche al tuo aiuto e non ci sono parole per esprimerti tutta la mia gratitudine.

grazie di cuore

Stefania Severi


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Servizio realizzato da una rete televisiva tedesca

 

Gazzettino del Chianti

 

Chi era Giuseppe Severi

L’Alpino Bernardo Sartorio torna nella sua amata terra

Buongiorno Roberto,
ti comunico con piacere che, grazie alle tue preziose informazioni, il nonno rientrerà in Italia il 23 c.m.

Sabato 28 c.m. alle 10,30 a Graglio (frazione del comune di Maccagno con Pino e Veddasca) ci sarà la funzione con la presenza dei gruppi Alpini di Luino, Veddasca, Shaffausen, credo Battaglione Intra…

La mia mamma (ottant’anni quest’anno) è felicissima e commossa per il ritorno a casa di suo papà, che finalmente riposerà con la sua mamma.

Tutta la mia famiglia ed io ti ringraziamo di cuore e, se fossimo più vicini, ti inviterei alla commemorazione ma credo che la strada da percorrere sia veramente troppa. Comunque se vuoi essere dei nostri noi non potremmo che essere strafelici.

Un grande abbraccio e ancora GRAZIE

Nadia Rocchinotti


Sartorio Bernardo, nato il 10 ottobre 1912 a Veddasca (Varese). Soldato del 20° Reggimento Sciatori Alpini. Fatto prigioniero dai tedeschi ed internato in Germania. Morto a Baumholder (Renania-Palatinato) il 19 dicembre 1944. Inumato in prima sepoltura nel Cimitero di Baumholder. Esumato e traslato a Francoforte sul Meno / Friedhof Westhausen / Cimitero militare italiano d’onore (Germania). Posizione tombale: riquadro C / fila 6 / tomba 44.


Articolo de “La Prealpina” del 26 ottobre 2107

Corriere della Sera – Milano – 27.10.2017

La Domenica della Memoria

Minori, 22 ottobre 2017

Eccomi, caro Roberto, a raccontare a te e a tutti coloro che seguono il tuo sito lo straordinario e storico atto finale del rimpatrio di mio nonno, Marò Salvatore Alfonso Amatruda (1904-1945). Finalmente a quasi due anni dal febbraio 2016, quando grazie alla tua consulenza avviai la procedura ministeriale di rimpatrio dei resti mortali del nonno dal Cimitero Militare di Amburgo, la sacra urna avvolta nel tricolore ora riposa in pace nel loculo di famiglia, accanto alla moglie e a tre dei suoi sei figli. Sulla vicenda di questo rimpatrio hai pubblicato più volte foto e aggiornamenti, e di questo ti ringrazio; tuttavia era doveroso raccontarne anche l’attesissimo epilogo: commemorazione pubblica e tumulazione. Domenica 22 ottobre alle 10.30 è stata celebrata una Santa Messa di commemorazione nella Basilica di Santa Trofimena a Minori, il paese natale del nonno, una piccola perla sul mare della Costa d’Amalfi. In presenza delle autorità civili e militari, tra cui spiccavano, oltre ai Carabinieri e alla Polizia Locale, per numerosa partecipazione diverse cariche della Marina Militare locale ( Capitaneria distretto di Amalfi e Salerno) e rappresentanti delle Associazioni Nazionali Marinai d’Italia di Minori, Maiori ed Amalfi, l’urna è stata accolta da tutti i familiari del Caduto Amatruda e da moltissimi concittadini che hanno partecipato con affetto e vicinanza oltre ogni aspettativa. Dopo un mese dall’arrivo a Roma al Sacrario delle Fosse Ardeatine, dopo settimane in cui moltissimi Minoresi come in un pellegrinaggio si sono recati a far visita all’urna collocata nella Cripta della stessa Basilica, per gentile concessione del Parroco don Ennio Paolillo, finalmente tra le braccia di due Marinai i Resti del nonno sono stati collocati davanti all’altare insieme alla Croce di Guerra per la Campagna Greco-Albanese. Il valore storico dell’evento letto anche in chiave di testimonianza di Fede è stato enfatizzato prima dall’omelia di Don Ennio; il sindaco Andrea Reale invece ha centrato la sua riflessione sul valore di sacrificio patriottico della vicenda, condannando la violenza della Guerra ed esaltando il valore della Libertà che quel sacrificio,insieme a quello di milioni di Italiani, ci permette oggi di godere. Infine ho preso io la parola sia per ringraziare quanti, a cominciare dall’Amministrazione Comunale, ci hanno sostenuto nell’organizzazione del rimpatrio sia per dare spazio alla memoria della mia famiglia, della famiglia del nonno, un contadino onesto e lavoratore la cui cattura al fronte segnò la lacerazione di un nucleo familiare. In presenza del suo ultimo ed unico figlio in vita, il suo omonimo Salvatore, che nacque mentre era al fronte e che egli mai conobbe, era doveroso chiudere un triste capitolo della nostra storia: ho voluto avere un pensiero per mia nonna Chiara, rimasta giovane vedova e mamma di sei bambini (il più grande aveva circa 14 anni, il più piccolo 3) e per tutti i figli, i miei 4 zii. Un pensiero speciale però è andato a mio padre Costantino, un funzionario del Comune più volte ricordato nella Cerimonia e in queste settimane in diversi articoli on line sulla vicenda; a mio padre morto a soli 41 anni, fatalmente gli stessi di mio nonno, ho dedicato questo rimpatrio, che era stato un suo chiodo fisso fino al 1979, anno della sua scomparsa.

Intorno alla sacra urna domenica ci sono stati ad omaggiarlo il figlio, le nuore, i nipoti e i pronipoti.  Molto toccante è stato l’omaggio del suono del Silenzio e della recita della Preghiera del Marinaio. Gli stessi Marinai, che avevano trasportato processionalmente i resti del nonno, li hanno accompagnati all’esterno della Basilica, dove ad attenderli c’era un’automobile della Guardia Costiera. Il corteo poi ha raggiunto il Cimitero del paese, dove ancora al suono del Silenzio, con la benedizione del Parroco, il Sindaco in persona e i Marinai hanno deposto l’urna nella tomba di famiglia.

Il racconto così dettagliato di questa storica domenica spero possa far capire che la cerimonia è stata davvero solenne, ufficiale e degnissima del valore storico della vicenda. Nonostante le lacrime di commozione e di dolore per tanti tristi ricordi, è stata una giornata anche di tanti sorrisi e di tantissime strette di mano e congratulazioni da parte di moltissimi paesani, consapevoli che si è vissuto un giorno memorabile, più unico che raro. Attendere due anni non è stato nulla al confronto della reazione amorevole ed entusiasta di un’intera comunità, non solo della famiglia Amatruda.

Per me uno dei giorni più belli della mia vita, uno di quelli in cui sorridi e piangi per un valore prezioso, la Famiglia!

 


Cerimonia religiosa – Discorso di Chiara Amatruda


C O M U N E    D I    M I N O R I

Saluto e ringrazio per la presenza le autorità civili e militari, le associazioni Marinai d’Italia che hanno accolto il ns. invito per riabbracciare Salvatore Alfonso Amatruda, un figlio di Minori, un nostro concittadino che torna a casa dopo quasi 80 anni. Tanto è durato l’esilio delle spoglie di questo soldato, molto più di quanto è durata la sua vita, una vita dura, fatta di lontananza e di guerra, di privazioni e di sofferenze. Come a tanti altri, a Salvatore è toccato in sorte di vivere nel periodo più buio che l’Italia abbia attraversato: la durezza della dittatura, l’assenza delle libertà più elementari hanno segnato una generazione e un pezzo intero della nostra storia. Insieme a una moltitudine di giovani come lui, Salvatore partì per il fronte con l’illusione di servire la patria e con l’orgoglio di adempiere un dovere. Fu invece la patria che mandò a morire i suoi figli nell’avventura criminale di una guerra di aggressione al fianco della barbarie nazista. E come i tanti civili caduti per le loro idee o per la loro fede, molti soldati, traditi negli ideali che li avevano animati, caddero per il rifiuto di continuare a combattere a fianco dei tedeschi. Salvatore fu tra questi: anche alla sua scelta è dovuta la fine delle atrocità innescate dal fascismo. La libertà di cui oggi godiamo, e che a volte persino dimentichiamo, va collegata appunto a queste scelte, fatte da chi infine rigettò la tirannia e la violenza per abbracciare una prospettiva di pace. Di questo siamo grati a Salvatore, che accogliamo finalmente nella sua terra, vicino al suo mare, in compagnia dei tanti minoresi onesti e coraggiosi come lui che ci hanno lasciato il loro esempio come monito costante di responsabilità e di correttezza.

A nome dell’amministrazione comunale interpretando i sentimenti di tutti i cittadini della ns. amata Minori ringrazio di cuore la famiglia Amatruda ed in particolare l’opera condotta dal defunto Costantino Amatruda e conclusa dalla figlia Chiara che con costanza e amore hanno fatto sì che il ns. caro Salvatore Amatruda riposi per sempre nel suo paese natio.

Viva la Libertà, viva il Tricolore, viva l’Italia Unita

Minori, 22/10/17

Il Sindaco

Andrea Reale


Il dovere di impedire il sopravvento dell’oblio – www.ilvescovado.it

Anche Giuseppe torna a casa

7 settembre 2017

Buonasera Roberto,

sono Stefania Severi e ti ho scritto circa due anni fa riguardo mio zio Severi Giuseppe sepolto nel cimitero militare di Francoforte sul Meno. Probabilmente verrai contattato da molte persone e forse non ti ricorderai di me, ma sono sicura che per ognuna delle persone che si sono rivolte a te, tu Roberto sei un punto di riferimento prezioso. Ci tenevo ad aggiornarti riguardo mio zio: probabilmente questo autunno la mia famiglia riuscirà a riportarlo a casa dopo 73 anni, verrà rimpatriato in aereo e mi è stato detto da onorcaduti che arriverà a Roma. […]


19 ottobre 2017

Ciao Roberto,

ti scrivo per renderti partecipe della mia gioia. Domani prenderò un aereo destinazione Francoforte per partecipare all’esumazione di cinque caduti, tra cui mio zio Giuseppe, che si terrà il 23 ottobre 2017. Dal 24 ottobre i caduti verranno rimpatriati in Italia.

Grazie di cuore

Stefania Severi


SEVERI Giuseppe, nato il 23 aprile 1917 a Pergine Valdarno (Arezzo). Soldato del 9° Reggimento Genio. Fatto prigioniero dai tedeschi sul fronte greco-albanese il 22 settembre 1943. Internato a Hemer (Nord Reno-Westfalia) nello Stalag VI A / Matricola VI A 53808. Trasferito a Dortmund allo Stalag VI D / Arbeits Kommando (comando di lavoro) n° 1045. Deceduto a Dortmund il 23 maggio 1944. Causa della morte: ferite da bombardamento aereo. Inumato in prima sepoltura nel cimitero principale di Dortmund / Reparto prigionieri di guerra. Posizione tombale: Campo 11 / Tomba 61. A causa di un errore di trascrizione sarà sepolto con il nome sbagliato (Giuseppe Leverio). Esumato e traslato a Francoforte sul Meno / Friedhof Westhausen / Cimitero militare italiano d’onore (Germania). Posizione tombale: riquadro O / fila 12 / tomba 6. Sulla lapide verrà riportato l’errore del nome. Fonti: Ministero della Difesa. Albo IMI – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia. Documentazione dei famigliari (Stefania Severi – nipote).


Stefania Severi sulla tomba dello zio alcuni anni fa
La lapide oggi nel Cimitero di Francoforte

Documenti

Campo per prigionieri di guerra – Stalag VI D 2 marzo 1944 Carissimi genitori, con mio grande pensiero vi faccio sapere le mie notizie, come il quale mi devo con tentare e di sperando che passi tutta questa prigioneria sempre con una buona salute. Sempre con più cari saluti. Baci G.
Fotografia all’atto dell’immatricolazione presso lo Stalag VI A di Hemer (fonte: Albo IMI Caduti)

 

 

 

Il Soldato Angeloni torna a casa

Da un post su Facebook del Sindaco di Aielli Enzo Di Natale

Mario Marco Angeloni

Mario Marco Angeloni, classe 1921, aiellese, alto 1.65, viso lungo, naso grosso, bocca regolare, capelli castani e lisci, occhi castani, colorito roseo e dentatura sana. Professione carrettiere.
Lo conobbi nel 2013, quando per caso mi imbattei in un sito internet, ‘dimenticatidistato.com’, una monumentale ricerca portata avanti da Roberto Zamboni (che ringrazio per avermi guidato in questo percorso) avente l’obiettivo di rendere noti i luoghi di sepoltura di 19.000 soldati italiani dimenticati nei numerosi cimiteri militari e dati per dispersi.
Un lavoro lungo e meticoloso, quello portato avanti dall’imprenditore veronese, sfociato nella creazione di un database in cui sono raccolti i nomi dei quasi ventimila soldati erroneamente definiti ‘dispersi’, catalogati e suddivisi per Regione/provincia/comune e per luogo di sepoltura.
Controllai immediatamente se vi fosse, tra i nominativi, un nostro paesano.
C’era un milite, il ‘nostro’ Mario Marco Angeloni, sepolto a Francoforte sul Meno (RIQUADRO F FILA 8 TOMBA 19).
I giorni seguenti, insieme a Mario Palerma, avviai una ricerca e mi recai presso l’archivio di Stato di Chieti per recuperare il suo Foglio Matricolare (una specie di Carta d’identità in cui sono annotati i vari trascorsi militari e bellici di tutti i soldati).
Il foglio, utilizzando un linguaggio freddo e distaccato, tipico dei documenti militari, ‘parla’ chiaro: il soldato Mario Marco Angeloni fu chiamato alle armi nel gennaio 1941 (65^ compagnia sanità ). Poi fu fatto prigioniero, il 9 settembre 1943. Poi fu trasportato in un campo di concentramento tedesco.
Lì morì, nel maggio 1945.
Aveva solo 24 anni, lasciava una fidanzata, un padre, una madre e poi fratelli e sorelle. Una famiglia, la sua, che pagò un tributo altissimo alla seconda guerra mondiale, con altri 2 fratelli (Costantino e Francesco) risucchiati dal conflitto e mai tornati. Né vivi, né morti.
Marco aveva però anche altre due sorelle, Benedetta e Maria e un terzo fratello, Giovanni. Informati del ritrovamento hanno fatto richiesta di rimpatrio.
Purtroppo, in questi ultimi mesi, due dei tre congiunti hanno lasciato questa terra. Il destino gli ha tolto la possibilità di vivere il finale giusto di questa storia tragica.
Il soldato Mario Marco Angeloni, 72 anni dopo, torna a casa.
Il 25 ottobre, alle ore 11.30, sarà rimpatriato.
Le sue spoglie saranno tumulate ai piedi del monumento ai caduti.
Un giusto tributo alla memoria del soldato Angeloni e dei caduti di tutte le guerre.
Il 1 novembre, alle ore 11.30, in forma solenne, si terrà la cerimonia di saluto alla presenza delle autorità militari, civili e religiose.
Per entrambe le date vi chiedo di essere presenti, per accogliere Mario Marco con un grande abbraccio collettivo e per testimoniare la vicinanza alla famiglia.
Con la speranza che il momento sia per tutti un’occasione di raccoglimento e di riflessione, sulla storia,sulla guerra e sul drammatico destino che essa impone alle persone.
Ps
Le foto della tomba sono state scattate da Luigi Mancini, un lavoratore aiellese che passò , qualche anno fa , da Francoforte sul Meno e che trovò il tempo di salutare il nostro compaesano , fornendo la prova visiva della sua sepoltura.

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Video – Torna a casa il soldato Angeloni


Lapide nel Cimitero militare italiano d’onore di Francoforte

Un pisano a Dachau

Italo Casini

Sposato e padre di due figli, Italo Casini era nato a Pisa il 27 settembre 1920.

Sergente  del 7° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria, fu fatto prigioniero in territorio italiano dopo l’Armistizio e deportato,  assieme ad altri 233 prigionieri, nel Campo di concentramento Dachau su un convoglio partito da Trieste il 16 novembre 1944 .

Arrivato a Dachau il 18 novembre 1944, gli venne assegnato il numero di matricola 128763 e fu alloggiato nel Blocco 13. A Dachau fu classificato come deportato per motivi precauzionali con misure speciali di sorveglianza e non trasferibile in altro lager (SCH/NAL).


Documento tratto dagli archivi del Servizio Internazionale di Ricerche di Arolsen

E. 529: elenchi spediti da Dachau, giunti tramite la nunziatura apostolica in Francia il 22 maggio 1945 con i nomi dei 1380 prigionieri cristiani ed ebrei internati nel campo di concentramento, compilati, al momento della liberazione, dal condetenuto padre Carlo Manziana a nome del Comitato italiano dei prigionieri di Dachau (protocollo 00625458). Tratto da Archivium Secretum Vaticanum / Cav 52: «Inter Arma Caritas» – L’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra, istituito da Pio XII (1939-1947) – A cura di Francesca Di Giovanni e Giuseppina Roselli (2004) – Volume 1 / Inventario, volume 2 / Documenti. Schedario digitalizzato.

Il 29 aprile 1945, quando i soldati dell’Esercito americano liberarono il Lager, Italo era ancora vivo ma ammalato di tubercolosi e fisicamente in condizioni disperate (secondo alcune testimonianze riferite ai famigliari, Italo al momento della liberazione pesava 31 chili perché “aveva tentato la fuga per numerose volte, ed ogni volta che veniva nuovamente catturato, la sua alimentazione veniva ridotta”. Venne ricoverato presso l’Ospedale americano  di Dachau ma non riuscì più a riprendersi e il 15 giugno 1945 morì.

Elenco dei deceduti presso l’Ospedale americano di Dachau (fonte Italo Tibeldi – tratto da Giovanni Melodia – membro del Comitato Clandestino Internazionale e del Comitato Italiano alla liberazione di Dachau).

Testimonianza di un compagno di prigionia depositata presso l’Archivio di Stato di Bolzano

Venne inumato in prima sepoltura nel Cimitero comunale di Dachau (Lager Friedhof) alla posizione tombale J / 4 / 1140 per poi essere esumato e traslato nel cimitero militare italiano d’onore di Monaco di Baviera alla posizione tombale: riquadro 4 / fila 8 / tomba 56.

Grazie all’impegno della figlia Morena, da qualche anno le Spoglie di Italo Casini sono state rimpatriate e riposano nel Cimitero comunale di Pisa.

 

 

 

Francesco Cariello

Francesco Cariello

Francesco Cariello era nato il 6 giugno 1912 a San Giovanni a Piro (Salerno). Caporal Maggiore del 32° Reggimento di Fanteria venne catturato dopo l’8 settembre ’43 sull’Isola di Creta e successivamente internato nello Stalag I A di Stablack (Prussia Orientale) dove gli fu assegnato il numero di matricola 18774 Ia. Fu poi trasferito poi allo Stalag XI B di Fallingbostel. Morì il 22 ottobre 1944 a Braunschweig (Bassa Sassonia) per le ferite riportate a causa del bombardamento aereo britannico (sulla città di Braunschweig furono sganciate 200.000 bombe incendiarie) del 15 ottobre 1944. Venne inumato in prima sepoltura nel vecchio Cimitero cattolico di Braunschweig per poi essere esumato nel dopoguerra e traslato da Onorcaduti nel cimitero militare italiano d’onore di Amburgo alla posizione tombale: riquadro 1 / fila H / tomba 37.

Foto di Franca Cariello (nipote)


Francesco Cariello con la moglie

Vincenzo Marcovecchio

Vincenzo Marcovecchio

Marcovecchio Vincenzo era nato l’11 giugno 1921 a Canosa di Puglia (Bari). Soldato del 92° Reggimento di Fanteria, venne fatto prigioniero dai tedeschi a Cagnes sur Mer (fronte francese) il 9 settembre 1943 ed internato in Germania nello Stalag V B di Villingen dove gli venne assegnato il numero di matricola 40364. Fu poi decentrato presso il Comando di lavoro n° 87001. Il 20 luglio 1944 il 485° Gruppo di Bombardamento dell’Esercito Americano effettuò un bombardamento sulla città di Friedrichshafen (Baden-Württemberg) prendendo di mira le fabbriche della Luftschiffbau Zeppelin, dove fino a poco tempo prima venivano  prodotti i missili balistici V2. In queste fabbriche venivano impiegati anche i nostri soldati, tra questi anche il Marcovecchio. Tra le vittime del bombardamento del 20 luglio 1944, alle ore 11.30, perde la vita anche Vincenzo Marcovecchio, come riportato in un documento del Vaticano, “per ferite multiple da bombardamento“. Venne inumato in prima sepoltura nel Cimitero comunale di Friedrichshafen il 25 luglio 1944, per poi essere esumato nella seconda metà degli anni ’50 da Onorcaduti e traslato a Monaco di Baviera / Waldfriedhof / Cimitero militare italiano d’onore (Germania), alla posizione tombale: riquadro 5 / fila 1 / tomba 30.

Fotografie di Francesca Marcovecchio (nipote).


Vincenzo con moglie e cognata

Vincenzo con alcuni commilitoni

Croce Rossa Ginevra

Testimonianza sulla morte del Marcovecchio depositata presso l’Archivio di Stato di Bolzano