Minori, 22 ottobre 2017
Eccomi, caro Roberto, a raccontare a te e a tutti coloro che seguono il tuo sito lo straordinario e storico atto finale del rimpatrio di mio nonno, Marò Salvatore Alfonso Amatruda (1904-1945). Finalmente a quasi due anni dal febbraio 2016, quando grazie alla tua consulenza avviai la procedura ministeriale di rimpatrio dei resti mortali del nonno dal Cimitero Militare di Amburgo, la sacra urna avvolta nel tricolore ora riposa in pace nel loculo di famiglia, accanto alla moglie e a tre dei suoi sei figli. Sulla vicenda di questo rimpatrio hai pubblicato più volte foto e aggiornamenti, e di questo ti ringrazio; tuttavia era doveroso raccontarne anche l’attesissimo epilogo: commemorazione pubblica e tumulazione. Domenica 22 ottobre alle 10.30 è stata celebrata una Santa Messa di commemorazione nella Basilica di Santa Trofimena a Minori, il paese natale del nonno, una piccola perla sul mare della Costa d’Amalfi. In presenza delle autorità civili e militari, tra cui spiccavano, oltre ai Carabinieri e alla Polizia Locale, per numerosa partecipazione diverse cariche della Marina Militare locale ( Capitaneria distretto di Amalfi e Salerno) e rappresentanti delle Associazioni Nazionali Marinai d’Italia di Minori, Maiori ed Amalfi, l’urna è stata accolta da tutti i familiari del Caduto Amatruda e da moltissimi concittadini che hanno partecipato con affetto e vicinanza oltre ogni aspettativa. Dopo un mese dall’arrivo a Roma al Sacrario delle Fosse Ardeatine, dopo settimane in cui moltissimi Minoresi come in un pellegrinaggio si sono recati a far visita all’urna collocata nella Cripta della stessa Basilica, per gentile concessione del Parroco don Ennio Paolillo, finalmente tra le braccia di due Marinai i Resti del nonno sono stati collocati davanti all’altare insieme alla Croce di Guerra per la Campagna Greco-Albanese. Il valore storico dell’evento letto anche in chiave di testimonianza di Fede è stato enfatizzato prima dall’omelia di Don Ennio; il sindaco Andrea Reale invece ha centrato la sua riflessione sul valore di sacrificio patriottico della vicenda, condannando la violenza della Guerra ed esaltando il valore della Libertà che quel sacrificio,insieme a quello di milioni di Italiani, ci permette oggi di godere. Infine ho preso io la parola sia per ringraziare quanti, a cominciare dall’Amministrazione Comunale, ci hanno sostenuto nell’organizzazione del rimpatrio sia per dare spazio alla memoria della mia famiglia, della famiglia del nonno, un contadino onesto e lavoratore la cui cattura al fronte segnò la lacerazione di un nucleo familiare. In presenza del suo ultimo ed unico figlio in vita, il suo omonimo Salvatore, che nacque mentre era al fronte e che egli mai conobbe, era doveroso chiudere un triste capitolo della nostra storia: ho voluto avere un pensiero per mia nonna Chiara, rimasta giovane vedova e mamma di sei bambini (il più grande aveva circa 14 anni, il più piccolo 3) e per tutti i figli, i miei 4 zii. Un pensiero speciale però è andato a mio padre Costantino, un funzionario del Comune più volte ricordato nella Cerimonia e in queste settimane in diversi articoli on line sulla vicenda; a mio padre morto a soli 41 anni, fatalmente gli stessi di mio nonno, ho dedicato questo rimpatrio, che era stato un suo chiodo fisso fino al 1979, anno della sua scomparsa.
Intorno alla sacra urna domenica ci sono stati ad omaggiarlo il figlio, le nuore, i nipoti e i pronipoti. Molto toccante è stato l’omaggio del suono del Silenzio e della recita della Preghiera del Marinaio. Gli stessi Marinai, che avevano trasportato processionalmente i resti del nonno, li hanno accompagnati all’esterno della Basilica, dove ad attenderli c’era un’automobile della Guardia Costiera. Il corteo poi ha raggiunto il Cimitero del paese, dove ancora al suono del Silenzio, con la benedizione del Parroco, il Sindaco in persona e i Marinai hanno deposto l’urna nella tomba di famiglia.
Il racconto così dettagliato di questa storica domenica spero possa far capire che la cerimonia è stata davvero solenne, ufficiale e degnissima del valore storico della vicenda. Nonostante le lacrime di commozione e di dolore per tanti tristi ricordi, è stata una giornata anche di tanti sorrisi e di tantissime strette di mano e congratulazioni da parte di moltissimi paesani, consapevoli che si è vissuto un giorno memorabile, più unico che raro. Attendere due anni non è stato nulla al confronto della reazione amorevole ed entusiasta di un’intera comunità, non solo della famiglia Amatruda.
Per me uno dei giorni più belli della mia vita, uno di quelli in cui sorridi e piangi per un valore prezioso, la Famiglia!
Cerimonia religiosa – Discorso di Chiara Amatruda
C O M U N E D I M I N O R I
Saluto e ringrazio per la presenza le autorità civili e militari, le associazioni Marinai d’Italia che hanno accolto il ns. invito per riabbracciare Salvatore Alfonso Amatruda, un figlio di Minori, un nostro concittadino che torna a casa dopo quasi 80 anni. Tanto è durato l’esilio delle spoglie di questo soldato, molto più di quanto è durata la sua vita, una vita dura, fatta di lontananza e di guerra, di privazioni e di sofferenze. Come a tanti altri, a Salvatore è toccato in sorte di vivere nel periodo più buio che l’Italia abbia attraversato: la durezza della dittatura, l’assenza delle libertà più elementari hanno segnato una generazione e un pezzo intero della nostra storia. Insieme a una moltitudine di giovani come lui, Salvatore partì per il fronte con l’illusione di servire la patria e con l’orgoglio di adempiere un dovere. Fu invece la patria che mandò a morire i suoi figli nell’avventura criminale di una guerra di aggressione al fianco della barbarie nazista. E come i tanti civili caduti per le loro idee o per la loro fede, molti soldati, traditi negli ideali che li avevano animati, caddero per il rifiuto di continuare a combattere a fianco dei tedeschi. Salvatore fu tra questi: anche alla sua scelta è dovuta la fine delle atrocità innescate dal fascismo. La libertà di cui oggi godiamo, e che a volte persino dimentichiamo, va collegata appunto a queste scelte, fatte da chi infine rigettò la tirannia e la violenza per abbracciare una prospettiva di pace. Di questo siamo grati a Salvatore, che accogliamo finalmente nella sua terra, vicino al suo mare, in compagnia dei tanti minoresi onesti e coraggiosi come lui che ci hanno lasciato il loro esempio come monito costante di responsabilità e di correttezza.
A nome dell’amministrazione comunale interpretando i sentimenti di tutti i cittadini della ns. amata Minori ringrazio di cuore la famiglia Amatruda ed in particolare l’opera condotta dal defunto Costantino Amatruda e conclusa dalla figlia Chiara che con costanza e amore hanno fatto sì che il ns. caro Salvatore Amatruda riposi per sempre nel suo paese natio.
Viva la Libertà, viva il Tricolore, viva l’Italia Unita
Minori, 22/10/17
Il Sindaco
Andrea Reale