Le comunico che nella giornata odierna (22.01.2018) ho ritirato la medaglia d’onore in favore di mio zio Angione Rosario.
La cerimonia è avvenuta in presenza del Prefetto di Salerno, unitamente ad altre autorità “Arma dei Carabinieri, Sindaci e rappresentanti dell’associazione dei Mutilati ed invalidi di guerra.
La cerimonia dedicata alla giornata della memoria ha visto la consegna di altre due medaglie d’onore riservate la prima a un cittadino di Cava de’ Tirreni (ritirata dal figlio) e l’altra del comune di Sarno (ritirata dal nipote).
La ringrazio per il suo prezioso operato.
Cordialmente Mario Ventre
Chi era Rosario Angione
Angione Rosario, nato a Laurino (Salerno) il 13 maggio 1922. Soldato del 3° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria. Catturato dai tedeschi sul fronte polacco l’8 settembre 1943 ed internato a Brenna. Ucciso durante un tentativo di fuga il 13 febbraio 1945.
Grazie ad un articolo pubblicato sul sito il 2 dicembre 2016, Mario Ventre di Cava de’ Tirreni, nipote del soldato Angione Rosario, ha potuto conoscere la tragica fine dello zio.
Rosario Angione era nato il 13 maggio 1922 a Laurino (Salerno). Soldato del 3° Reggimento Artiglieria Divisione Fanteria dopo l’8 settembre 1943 era stato fatto prigioniero dai tedeschi ed internato in Polonia.
Nel febbraio del 1945 si trovava a Brenna, una cittadina dell’Alta Slesia dove le SS vi avevano dislocato un lager in cui si trovavano anche prigionieri di guerra italiani.
La zona in quei giorni era sconvolta dai bombardamenti e dalla pressione esercitata dall’Armata Rossa, che avanzava impetuosamente. L’organizzazione nazista stava saltando del tutto.
Il 13 febbraio 1945, 15 soldati italiani ne approfittarono per fuggire mentre era in corso un bombardamento. Dopo una sosta nei boschi, si unirono ai partigiani russi e polacchi. Ormai contavano i giorni che li separavano dalla libertà finale, ma i tedeschi ingaggiarono un combattimento con le unità ribelli che avevano cooptato gli italiani e li catturarono nuovamente.
Le SS ne presero 2 e li uccisero subito con un colpo di pistola alla nuca insieme a 21 russi e a 7 partigiani polacchi rimasti in vita. Gli altri 13 furono rinchiusi in una baracca cosparsa di benzina cui fu appiccato il fuoco.
Tra gli italiani c’era anche Rosario Angione.
Ora il nipote è in contatto con il Professor Ettore Deodato, interlocutore con la Magistratura polacca, che ha iniziato ad indagare sulla strage avvenuta a Brenna.