Come già riportato in un articolo di febbraio su questo sito, è ormai da qualche anno che la Professoressa Dolores Mihelić Malbašić, ha iniziato delle ricerche in Istria (sua terra natale) analoghe a quelle portate avanti da “Dimenticati di Stato”: cercare le famiglie dei caduti italiani d’Istria morti in prigionia o per cause di guerra nei territori del Terzo Reich per metterle a conoscenza che i loro cari non sono dei “dispersi” ma che hanno trovato degna sepoltura.
Dolores è la nipote di Antonio Ventin di Visinada, appartenente al Reggimento dei Granatieri di Sardegna, morto nel 1944 in un bombardamento aereo in Bassa Sassonia e solamente qualche anno fa è venuta a sapere dov’era stato sepolto lo zio. Questo l’ha spinta a far conoscere la storia dello zio e rintracciare i parenti di altri Caduti d’Istria sepolti nei cimiteri militari italiani d’onore.
Attualmente Dolores divulga la sua ricerca con mostre ed interventi nelle scuole.



Alcuni giorni fa è stata invitata ad una tavola rotonda organizzata da due professori di storia: Igor Jovanović e Igor Šaponja, conosciuti nel 2013 durante la presentazione di un loro progetto a Cittanova: trovare quante più persone dell’Istria, finite prigioniere nei campi di concentramento, disposte a raccontare la propria storia. Fino ad oggi hanno raccolto più di 200 ore di filmati. Si dedicano al progetto con tanta passione sapendo che ogni giorno che passa ci sono sempre meno testimoni (questo il link che porta alla pagina Istarsko povijesno društvo – Società storica istriana).
Di seguito riporto la traduzione dell’articolo de “La voce dell’Istria” sul quale viene riportato l’esito della tavola rotonda.
Vorrei che mio padre visitasse la tomba di suo padre!
Durante la Seconda Guerra Mondiale più di 20.000 Istriani furono portati nei campi di concentramento nazisti. Più di 5.000 non fecero ritorno. Le storie dei sopravvissuti e le poche informazioni della Croce Rossa per decenni sono state l’unica fonte d’informazioni sul destino di queste persone. Alla tavola rotonda “Dove sono finiti?”, tenutasi ieri sera nella Casa antifascista di Pola, i familiari delle vittime dei campi di concentramento nazisti hanno raccontato, che dopo 70 anni, finalmente hanno scoperto il destino dei loro parenti e alla fine hanno potuto porre dei fiori e accendere una candela sulle loro tombe.
Oltre ai professori di storia di Pola, Igor Šaponja e Igor Jovanović, che sono i leader del progetto “Destini istriani” il quale fa parte del progetto della Società Storica Istriana “Secolo dell’antifascismo europeo. Istria tra il locale e il globale”, e che erano i moderatori di questo incontro, sugli sfortunati destini dei loro nonni ne parlavano i loro nipoti, oggi professoresse di economia Magda Ivančić e Dolores Mihelić Malbašić nonché il pedagogo del dramma dell’INK (Teatro Popolare Istriano) Aleksandar Bančić, mentre Valter Harić si è scusato di non poter partecipare ma ha mandato informazioni su suo nonno Božo da Smoljanci, che morì nel campo di Bergen-Belsen a 41 anni. Nella sua introduzione, Jovanović ha precisato che, secondo i dati pubblicati di recente dalla Croce Rossa tedesca, i tedeschi stanno ancora cercando 1,4 milioni di persone disperse durante la seconda guerra mondiale, la Russia sta cercando quattro milioni di dispersi e gli Americani cercano 43.000 concittadini.
Magda Ivančić, con l’aiuto di Šaponja e Jovanović i quali le hanno fornito dei documenti, e prima di tutto, come ha detto, ringraziando la meticolosità tedesca, è riuscita a scoprire, dopo molto tempo, il destino di suo nonno di Valtura, che morì all’età di 49 anni in un campo di lavoro meno conosciuto nell’area dell’odierna Repubblica Ceca. Sua nonna morì non sapendo il destino del marito. “Si sospettava che mio nonno fosse stato tradito, come tanti altri a Valtura, da un fascista locale, che è stato ucciso dopo la guerra. Lo stesso ha mandato molte persone nei campi di concentramento”, ha detto Ivančić, concludendo: “La guerra è terribile e inutile. È morto davvero senza alcun motivo, innocente, non era nemmeno nell’esercito”.
Una donna locale ha denunciato anche il fabbro Josip Bančić, nonno di Aleksandar Bančić, nato nel 1910 a Krničari Dolenji vicino a Žminj, che per prima finì nel campo di Dachau e poi nel campo Neuengamme vicino ad Amburgo. Col tempo, suo nipote, attraverso varie fonti e archivi, ha appreso che suo nonno, chiamato al tempo Giuseppe Banci, fu sepolto nel cimitero militare d’onore italiano, e cosi poté visitare la tomba del nonno ad Amburgo. Il nonno è morto per un attacco di cuore durante la pulizia di bombe e macerie dopo il bombardamento americano di Amburgo.
“Mio padre non ha mai incontrato il proprio padre perché mio nonno è morto nel dicembre del 1944 e mio padre è nato nel gennaio del 1945. Papà non aveva niente di materiale del padre perché durante la guerra la casa é stata saccheggiata ed infine bruciata. Sono rimaste soltanto due fotografie del nonno. Il mio desiderio era quello di dare a mio padre qualcosa di simbolico del proprio padre, così ho inviato la richiesta per la Medaglia d’onore al Governo italiano, le quali si concedono su richiesta della famiglia, e l’abbiamo ottenuta nel 2016. Mi dispiace che il nostro paese non riconosca questa gente come gente nostra, propri cittadini, perché al tempo erano cittadini dell’Italia, ha detto Bančić e ha proseguito: “Nella mia famiglia c’era un muro di silenzio attorno a mio nonno., Vorrei che mio padre visitasse la tomba di suo padre, ed è mio desiderio farlo tornare a casa. É nato mio figlio, e volevo che mio figlio sapesse come è finito il suo bisnonno, che non si ripeta mai più”.
Dolores Mihelić Malbašić gestisce un progetto per trovare e informare le famiglie di tutti gli Istriani che sono morti come membri del Regio esercito italiano. Lei ha perso in un campo di concentramento il fratello della nonna, Antonio Ventin, nato nel 1916 a Vižinada. Dopo, come ha detto, 66 anni di silenzio e dolore, ha scoperto che è morto nel 1944 durante il bombardamento alleato della fabbrica tedesca di motori aeronautici in cui lavorava come detenuto del campo. Fu sepolto sotto un albero in Germania.
Sono partita alla ricerca principalmente a causa del dolore di mia nonna la quale non si è mai potuta rassegnare che il proprio fratello non avesse una tomba, ha detto Dolores Mihelić Malbašić la quale mette a disposizione a tutti gli interessati un elenco con più di 280 nomi di soldati istriani appartenenti al Regio esercito e civili uccisi nei campi con lo scopo di raggiungere il più famiglie possibile ed informale, grazie a questo elenco, della sorte dei propri famigliari. La tavola rotonda è stata organizzata dall’Associazione dei combattenti antifascisti e antifascisti della città di Pola, dalla Società Storica Istriana e dall’Associazione croata di insegnanti di storia. (Zoran ANGELESKI, registrato da Dejan ŠTIFANIĆ)