Una preghiera sulla tomba di Alessandro Sanvito

“Buongiorno, mi chiamo Colombo Riccardo e qualche anno fa le ho scritto per avere informazioni riguardanti uno zio di mia madre il quale era deceduto nel campo di Rhumspringe in Germania.
Grazie al suo aiuto siamo risaliti alla sua tomba, ora ad Amburgo nel campo dedicato ai militari italiani.
Quest’anno, insieme a tutta la mia famiglia, siamo andati finalmente a visitarlo. E’ stata un’esperienza davvero molto toccante e so che ha reso molto felice mia madre, poiché il nome che porta lei Alessandra, le è stato dato in ricordo dello zio Alessandro, che ora ha potuto finalmente ritrovare e sulla cui tomba ha potuto pregare. La voglio quindi ringraziare per il suo lavoro, la cui importanza è dai più sottovalutata e sconosciuta, ma proprio per questo ancora di maggior valore. Spero di farle cosa gradita nell’allegarle la foto del giornale che ha parlato del nostro viaggio e sul quale abbiamo chiesto che venisse nominato il suo lavoro. Grazie a nome mio e della mia famiglia. Le auguro tanta felicità. Colombo Riccardo”.


Sanvito Alessandro di Giovanni, nato il 20 agosto 1922 a Vedano al Lambro (Monza e Brianza). Soldato del 4° Reggimento Genio / 3a Compagnia / Battaglione Artificieri.

Fatto prigioniero dai tedeschi a Bolzano nel settembre 1943. Internato nello Stalag XI B di Fallingbostel.

Decentrato all’Arbeitskommando di Rhumspringe (Bassa Sassonia).

Morto il 27 ottobre 1944. Inumato in prima sepoltura nel Cimitero cattolico di Duderstadt.

Esumato e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) alla posizione tombale: riquadro 2 / fila J / tomba 20.

L’arte nei lager nazisti: memoria, resistenza, sopravvivenza. Pittori militari italiani internati in Germania, 1943-1945

Presentazione del mio libro L’arte nei lager nazisti: memoria, resistenza, sopravvivenza. Pittori militari italiani internati in Germania, 1943-1945, Palombi Editori, pp. 470, il 18 dicembre, presso la Casa della Memoria e della Storia di Roma.

L’opera affronta da una prospettiva insolita – quella dell’arte –, l’internamento dei 650.000 militari, catturati dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, deportati e rinchiusi per venti mesi nei lager nazisti con la qualifica di Internati Militari Italiani,  per aver rifiutato, nonostante le continue minacce e le terribili privazioni, di continuare la guerra al fianco dei tedeschi  e di aderire alla Repubblica di Salò.
L’intento del lavoro, che si caratterizza per un intreccio di storia e storia dell’arte ed è frutto di una ricerca presso enti pubblici e collezioni private, è stato quello di raccogliere in un unico corpus le vicende umane e la produzione figurativa di quegli artisti, i quali, nello squallore di una condizione degradante, al di fuori del mondo civile, hanno avuto la forza di reagire e sentito l’esigenza di esprimersi per raccontare la loro dolorosa esperienza. Le loro opere hanno saputo interpretare sentimenti comuni di dolore, protesta, speranza in una situazione di abbrutimento e disperazione,disadattamento ed estraneità. I loro segni scarni e tormentati rivelano la volontà di opporsi alla sopraffazione nell’unico modo possibile, una straordinaria capacità di difesa dell’individualità e dell’identità, la fermezza nel dare a quella drammatica esperienza un valore di resistenza − “l’altra Resistenza” – affermando silenziosamente i valori e la dignità di esseri umani nei confronti della spersonalizzazione e dell’intento di annullamento del sistema concentrazionario.

Paola Cintoli, già ricercatrice presso l’’Istituto di Scienze storiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, poi docente nelle Scuole Superiori, risiede a Roma.

Sugli Internati Militari Italiani ha pubblicato il volume “Il ritorno da Schokken, lager 64/Z. Il diario  del gen. Giuseppe Cinti. Una voce della Resistenza senz’armi”,  Bibliotheka Edizioni, 2015; il saggio  Gli Internati Militari Italiani (IMI) nei lager nazisti: una “Resistenza senz’armi”,  presso la “Rivista di Studi militari”,  dell’Università di Bologna, Patròn Editore,  2017; l’articolo Tre ufficiali internati a Flossenbürg, sulla rivista dell’A.N.E.I. “Noi dei lager”, n. 3-4 Luglio – Dicembre 2016.

presentazione libro paola cinti

Anche i parenti di Filippo Morabito avranno una tomba su cui piangere

La ricerca dei parenti dei Caduti sepolti nei cimiteri militari italiani in Austria, Germania e Polonia è iniziata oltre ventitré anni fa. Per tutti questi anni ho raccolto e archiviato documenti, dati e nomi, riversando e mantenendo “vivo” su questo sito gran parte del materiale.

E dopo tanto tempo, una ricerca che avevo iniziato moltissimi anni fa ha finalmente dato i suoi frutti.

Ad un anno dal rimpatriato dei resti del mio povero zio (dicembre 2000), morto nel Campo di concentramento di Flossenbürg, avevo deciso cercare i parenti anche degli altri ragazzi che erano stati sepolti con il mio parente nel Cimitero militare italiano di Monaco di Baviera per informarli che i loro cari non erano dei “dispersi” ma avevano avuto una degna sepoltura.

Si trattava di ragazzi che erano stati fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 (civili e militari) e deportati in campi di concentramento (KZ – Konzentrationslager) in Germania. Quindi ragazzi che avevano conosciuto gli orrori dei lager di Dachau, Flossenbürg e Natzweiler (lager dai quali provenivano i caduti sepolti a Monaco di Baviera).

Tutti questi giovani erano riusciti a sopravvivere fino alle liberazioni da parte dell’esercito americano ma, a causa delle loro condizioni fisiche disperate, erano morti dopo alcune settimane.

A differenza dei loro compagni di prigionia che nei mesi precedenti erano finiti nei crematori o in fosse comuni, loro avevano avuto il “privilegio” di una degna sepoltura.

Inumati in cimiteri nei pressi dei campi, erano poi stati esumati e traslati a Monaco dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra nella metà degli anni ’50.

Ritenendo che le famiglie avessero il diritto di conoscere la sorte dei loro congiunti, il giorno di Natale del 2001, iniziai a scrivere a svariati comandi dei Carabinieri per cercare i parenti di questi sventurati.

Tra i nominativi che avevo raccolto (nominativi poi che avevano trovato riscontro nella banca dati di Onorcaduti) risultava esserci anche tale Mora Filippo di Reggio Calabria. Quindi inviai una richiesta di ricerca alla Regione Carabinieri “Calabria” – Compagnia di Reggio Calabria allegando i dati che avevo raccolto sul Caduto.

Mora Filippo, nato il 10 agosto 1910 a Reggio Calabria. Deportato nel campo di concentramento di Dachau. Arrivato il 22 settembre 1943. Matricola 55412. Trasferito al Campo di concentramento di Natzweiler. Matricola 9814. Trasferito a Flossenbürg. Trasferito a Dachau il 9 aprile 1945. Matricola 150773. Liberato dai soldati dell’esercito americano il 29 aprile 1945. Morto il 18 maggio 1945. Sepolto nel cimitero comunale di Dachau (Waldfriedhof). Esumato e traslato a Monaco di Baviera nel Cimitero militare italiano d’onore (Waldfriedhof) alla posizione tombale: riquadro 4 – fila 9 – tomba 37.


Purtroppo, su Mora Filippo di Reggio Calabria non risultava nulla.

La scorsa settimana mi giunge una mail:

“Torino – 2 dicembre 2018

Buongiorno,

mi sorge un dubbio sul cognome riportato nell’elenco di Roberto Zamboni.

La data di nascita risulta uguale a quella di mio nonno Morabito Filippo nato il 10 agosto 1910. Può essere un errore di trascrizione?  Grazie mille. Filippo Morabito”

MORA FILIPPO, NATO IL 10 AGOSTO 1910 A REGGIO CALABRIA – DEPORTATO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU – ARRIVATO IL 22 SETTEMBRE 1943 – MATRICOLA 55412 – TRASFERITO A NATZWEILER (ALSAZIA) TRA IL 27 E IL 31 MARZO 1944 – MATRICOLA 9814 – DECENTRATO A MARRKIRCH (SOTTOCAMPO DIPENDENTE DA NATZWEILER) – TRASFERITO A FLOSSENBÜRG – TRASFERITO A DACHAU – IMMATRICOLATO IL 9 APRILE 1945 – MATRICOLA 150773 – LIBERATO DAI SOLDATI DELL’ESERCITO AMERICANO IL 29 APRILE 1945 – DECEDUTO PRESSO L’OSPEDALE AMERICANO DI DACHAU IL 18 MAGGIO 1945 – SEPOLTO NEL CIMITERO COMUNALE DI DACHAU (WALDFRIEDHOF) – RIESUMATO E TRASLATO A MONACO DI BAVIERA (GERMANIA) – CIMITERO MILITARE ITALIANO – POSIZIONE TOMBALE: RIQUADRO 4 – FILA 9 – TOMBA 37. FONTI: 1A, 1B, 4, 5, 6


Riprendo in mano i documenti del Mora e mi accorgo di qualche piccola storpiatura nel cognome:

Nel libro matricola del Lager di Dachau il cognome riportato è Morab ed anche sulla scheda di entrata del Campo di concentramento di Natzweiler viene riportato lo stesso cognome: Morab.


Pagina del libro matricola del Lager di Dachau con i dati del deportato
Scheda entrata del Campo di concentramento di Natzweiler

Da un controllo tra le schede di ricerca dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i Prigionieri di Guerra ne esce che un Morabito Filippo si trovava nel Blocco 23 del Campo di concentramento di Dachau al momento della liberazione del campo. Infatti, il nome del Morabito risulta  in un elenco spedito da Dachau e giunto tramite la nunziatura apostolica in Francia il 22 maggio 1945 con i nomi dei 1380 prigionieri cristiani ed ebrei internati nel campo di concentramento, compilati, al momento della liberazione, dal condetenuto padre Carlo Manziana a nome del Comitato italiano dei prigionieri di Dachau.



Solo dopo un accertamento fatto dal nipote omonimo presso il Cimitero militare (grazie ad un amico italiano residente a Monaco di Baviera) è stato possibile stabilire che il Caduto sepolto nel cimitero della città bavarese non era Mora Filippo ma Morabito Filippo.


Torino – 5 dicembre 2018

Ciao Roberto,

io e il mio papà, assieme alla mia famiglia, fratelli e sorelle, in primavera andremo al Cimitero militare di Monaco. Oggi il mio papà ha 82 anni e quando mio nonno  partì per la guerra ne aveva cinque. Per questo, dopo tutto questo tempo avrebbe piacere di andare a dire una preghiera dov’è sepolto suo padre.

A tutt’oggi la mia famiglia, mamma e papà abitano a Vinco, in provincia di Reggio Calabria. Io invece vivo e lavoro a Torino.

Grazie ancora di tutto.

Un abbraccio.

Filippo


Dopo tantissimi anni, anche i parenti di Filippo Morabito avranno una tomba su cui piangere.

Morabito Filippo, nato il 10 agosto 1910 a Vinco (frazione di Reggio Calabria). Residente a Vinco. Muratore e contadino. Fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 ed imprigionato nel Reclusorio militare di Peschiera del Garda (Verona). Deportato il 20 settembre 1943 con destinazione il campo di concentramento di Dachau. Arrivato il 22 settembre 1943. Matricola 55412. Classificato come AZR (Arbeitszwang Reich – deportato ai lavori forzati). Trasferito al Campo di concentramento di Natzweiler (Alsazia). Arrivato ed immatricolato a Natzweiler il 31 marzo 1944. Matricola 9814. Decentrato a Marrkirch (sottocampo dipendente da Natzweiler). Classificato come SCH (Schutzhäftlinge – deportato per motivi precauzionali). Trasferito a Flossenbürg. Trasferito a Dachau. Immatricolato il 9 aprile 1945. Matricola 150773. Liberato dai soldati dell’esercito americano il 29 aprile 1945. Morto il 18 maggio 1945. Sepolto nel cimitero comunale di Dachau (Waldfriedhof). Esumato e traslato a Monaco di Baviera nel Cimitero militare italiano d’onore (Waldfriedhof) alla posizione tombale: riquadro 4 – fila 9 – tomba 37.

Un fiore anche sulla tomba di Duilio Santoli

Buonasera,
mi chiamo Arianna, la prossima settimana io e il mio ragazzo saremo per qualche giorno in vacanza ad Amburgo. Le scrivo perché abbiamo scelto questa meta anche per avere occasione di visitare il Cimitero militare Italiano che si trova in città. Il fratello del nonno del mio ragazzo, morto durante la seconda guerra mondiale, si trova proprio lì.

Si chiamava Duilio Santoli, nato a Monzuno il 21 settembre 1914 e morto il 6 dicembre del 1944. Il numero a cui corrisponde nell’elenco del vostro sito è il seguente: 4845

Volevamo chiedere gentilmente il numero del lotto in cui riposa e se ci fossero altre informazioni, di qualsiasi tipo, che riguardavano la sua vita e la sua morte.

Non so se ci sia qualcosa, se vi siano particolari in più oltre al nome e alla data di morte ma avendo possibilità di inviare una mail a questi indirizzi non abbiamo resistito.

Ringrazio in anticipo per la disponibilità, per la gentilezza e per tutto quello che fate.

Arianna Serenari


Santoli Duilio, nato il 21 settembre 1914 a Monzuno (Bologna). Soldato del 36° Reggimento di Fanteria. Internato in Germania dopo l’8 settembre 1943. Morto a Osnabrück (Bassa Sassonia) per bombardamento il 6 dicembre 1944. Inumato in prima sepoltura nel Cimitero municipale di Osnabrück. Esumato e traslato dal Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf), alla posizione tombale: riquadro 4 / fila K / tomba 42.

 

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