Anche per i famigliari di Pietro Cortiana si chiude il cerchio

Era la fine di novembre del 2019 quando, grazie ai social e alla Rete, mi scrisse Mary Bertaglio, nipote di Pietro Cortiana, per informarmi di aver trovato tra gli elenchi di “Dimenticati di Stato” anche il nome dello zio, cercato per tutta la vita e mai dimenticato dai suoi cari.

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Grazie grazie grazie ❤️
Adesso so dov’è sepolto mio zio Pietro Cortiana, dopo averlo cercato tutta la vita.
Roberto, io e tutta la mia famiglia non sappiamo più come ringraziarti, non sai che regalo sia questo per me.
Mary Bertaglio

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cortiana pietro fotoPietro Cortiana , figlio di Guido, era nato a Trezzo d’Adda (Milano) il 24 gennaio 1923. Autiere del 157° Autoreparto Automobilisti (autocarrette), era stato fatto prigioniero dai tedeschi in Jugoslavia dopo l’8 settembre 1943 e successivamente internato in Germania. Pietro muore a Colonia (Nord Reno-Vestfalia) il 9 marzo 1945 e viene inumato in prima sepoltura nel cimitero locale.

Solamente nella seconda metà degli anni ’50 il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra farà esumare le sue Spoglie e le farà traslare nel Cimitero militare italiano d’Onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) alla posizione tombale riquadro 3, fila Z, tomba 24.

Ricerche fatte presso il Vaticano dal papà di Pietro nel 1944

La tomba di Pietro Cortiana nel C.M.I. di Amburgo (foto M. W. 13.09.2014)

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Così Mary e la famiglia decidono di farlo tornare a casa nella sua amata terra, circondato dall’affetto dei suoi cari. Inizia la procedura per il rimpatrio, poi scoppia la pandemia e sembra che tutto sia destinato a fermarsi.

Invece…

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Domenica 8 novembre 2020

Ciao Roberto, oggi si è svolta la cerimonia funebre, sentita e commovente, per Pietro.

Ora riposa con suo padre e sua madre.

Ho ricevuto affetto e solidarietà da parte di tutta la cittadinanza Trezzese che ha partecipato commossa.

..ed è tutto merito tuo.

Mary

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Gazzetta dell’Adda 14.11.2020

L’artigliere Bruno Corsi è tornato a casa

“HO FATTO UNA GRANDE COSA”

All’inizio di quest’anno ho deciso di iniziare un viaggio: ero come una velista da sola in mezzo al mare, poi è diventato un viaggio collettivo. Il ritorno di Bruno si è potuto realizzare con il supporto del Ministero della Difesa, del Consolato di Hannover, dell’esercito italiano, del Comune di Carmignano. Alla base c’è stata però la mia tenacia perché alcuni obiettivi non sono impossibili. Non bisogna perdersi di coraggio, come diceva San Giovanni Paolo II. Quella di ieri è stata una cerimonia di quelle che si vivono una volta sola nella vita perchè avere davanti alte cariche dell’esercito, dell’Arma, le associazioni locali (dagli Alpini all’Anc, dagli Artiglieri d’Italia, sezioni di Firenze, Prato e Poggio passando per le Misericordie, l’Anpi e le associazioni combattenti e reduci) e molti amici che non ho potuto neanche salutare (perchè seguiva la cerimonia al cimitero) è stato emozionante. Un momento che non ha prezzo. L’esercito è stata la seconda “famiglia” di Bruno, prima nei reggimenti contraerei dal 1932 al 1943, poi per 76 anni sepolto vicino a tanti altri militari ad Amburgo. Ora mi rendo conto che questa “famiglia”, rappresentata da tutte le cariche militari, c’è ancora ed era in chiesa: è la nostra famiglia. Grazie a tutti coloro che hanno dedicato un pomeriggio a Bruno. Io questa celebrazione l’ho vissuta come un momento felice, l’occasione per ricordare tutti gli Imi caduti e sepolti lontano da casa. A tutto questo sono arrivata con le ricerche di Roberto Zamboni che ho ricordato anche in chiesa. Grazie a don Elia, grazie ai colleghi della stampa e della Tv (Tv Prato in particolare), ai consiglieri di Campi che hanno avuto un pensiero per me (Simona Pizzirusso, Lorenzo Galletti e la presidente Eleonora Ciambellotti). Grazie al sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti e al consigliere Marco Grassi, per la presenza con Claudio Scappini e il comandante della pm Palagini. Grazie a Paolo Gandola, un amico, consigliere comunale a Campi e ieri rappresentante della Città Metropolitana, all’amica Renza Martini. Grazie all’agenzia di Riccardo Germogli. Grazie a chi non si dimentica mai di me: Alberto Danese, Emilio Paradiso, poi Rosa Maria Freiles, Roberto Rempi, Paolo Cintolesi, Marcello Picchi. E grazie a chi mi ha dato un supporto fondamentale in questi giorni: Massimo Cardini, Mauro Scarpitta, Alessandro Capecchi e Barbara Prosperi. Grazie a Sergio Pagliai e alla Misericordia, a Sergio Campanelli e ai confratelli di Poggio. Nei prossimi anni, se la salute me lo permetterà, confido di raccogliere la storia di Bruno in un libro e portare il suo mandolino nel museo degli Imi a Roma. E spero di poter comunque visitare il cimitero di Amburgo e quelli militari per un saluto ai suoi compagni. In tanti mi hanno detto, in questi giorni “Hai fatto una grande cosa”: è vero e oggi ne sono profondamente orgogliosa.

Maria Serena Quercioli

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Bruno Corsi

Corsi Bruno, nasce il 10 dicembre 1912 a Campi Bisenzio (Firenze). Soldato del 3° Reggimento di Artiglieria Contarerea, viene fatto prigioniero dai tedeschi sul fronte croato il 12 settembre 1943 ed internato, prima a Sarajevo (campo di transito) e poi in Germania nello Stalag XI B di Fallingbostel (Bassa Sassonia). Gli viene assegnato il numero di matricola 164481 e viene poi assegnato al comando di lavoro n° 6072 di Braunschweig. Muore a Braunschweig a causa di un bombardamento aereo il 17 settembre 1944 e viene sepolto nel Cimitero di Braunschweig (Hochstrasse Friedhof). Nella seconda metà degli anni ’50 le sue spoglie vengono esumate su ordine del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra (Ministero della Difesa) e traslate nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) alla posizione tombale: riquadro 1 – fila H – tomba 21, dove si trovano tuttora. Fonti: Archivio Zamboni, Ministero della Difesa (Onorcaduti), Albo IMI Caduti (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e dall’Internamento).Corsi Bruno, nasce il 10 dicembre 1912 a Campi Bisenzio (Firenze). Soldato del 3° Reggimento di Artiglieria Contarerea, viene fatto prigioniero dai tedeschi sul fronte croato il 12 settembre 1943 ed internato, prima a Sarajevo (campo di transito) e poi in Germania nello Stalag XI B di Fallingbostel (Bassa Sassonia). Gli viene assegnato il numero di matricola 164481 e viene poi assegnato al comando di lavoro n° 6072 di Braunschweig. Muore a Braunschweig a causa di un bombardamento aereo il 17 settembre 1944 e viene sepolto nel Cimitero di Braunschweig (Hochstrasse Friedhof). Nella seconda metà degli anni ’50 le sue spoglie vengono esumate su ordine del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra (Ministero della Difesa) e traslate nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) alla posizione tombale: riquadro 1 – fila H – tomba 21, dove si trovano tuttora. Fonti: Archivio Zamboni, Ministero della Difesa (Onorcaduti), Albo IMI Caduti (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e dall’Internamento).

Tomba nel CMI di Amburgo (foto M. W.)
Articolo de La Nazione del 21 ottobre 2020
Bisenzio Sette – 23 ottobre 2020
La Nazione – 22 ottobre 2020