Caro Roberto, probabilmente il 29 gennaio prossimo ci sarà la traslazione delle ceneri di mio padre dal riquadro dei Caduti della Prima Guerra mondiale a quello della Seconda Guerra mondiale dove è giusto che stia. […]
Mi sembra giusto che tu sappia di questa storia. Ti invio in allegato anche le foto sia di dove si trova attualmente la cassetta e sia di dove andrà a stare.
Scusa se mi sono sentita in dovere di raccontarti questa storia che è un po’ a latere del tuo grande lavoro, ma mi sembrava giusto che lo sapessi.
Ti abbraccio forte e ti invio i miei migliori auguri per le prossime feste.
Cordialmente Maria Trionfi
GENERALE ALBERTO TRIONFI
Nasce a Jesi (Ancona) il 2 luglio 1892 da antica e nobile famiglia.
Inizia la carriera delle armi il 7 novembre 1911 quale allievo volontario alla Scuola Militare di Modena da dove uscì sottotenente dei Granatieri il febbraio 1913.
Dall’aprile 1914 al marzo 1916 fu in Libia ove conseguì la promozione a Tenente (luglio 1915).
Durante la Prima Guerra mondiale fu ferito tre volte ricevendo una medaglia di bronzo al Valor Militare.
Dal 1924 al 1926 frequentò con successo i corsi della Scuola di Guerra a Torino.
Promosso maggiore nel gennaio 1927, venne destinato al Corpo di Stato Maggiore e successivamente al Comando della Divisione di Napoli nel gennaio 1931.
Tenente colonnello nel maggio 1932 e nel 1935 capo della Delegazione Trasporti di Napoli.
Nel 1936 viene trasferito al Corpo di Armata di Napoli come sottocapo di Stato Maggiore.
Promosso colonnello nel 1937 assunse il Comando del Terzo Reggimento Granatieri con il quale nel luglio 1939 partecipò all’occupazione dell’Albania.
Nel 1939 fu Capo di Stato Maggiore della Divisione “Siena” a Napoli e nel 1940 fece ritorno in Albania.
Nel dicembre dello stesso anno raggiunse la Divisione “Lombardia” quale Capo di Stato Maggiore.
Nel 1941 fu trasferito allo Stato Maggiore, poi al Comando della Difesa Territoriale di Roma e nel settembre al Comando del XVII° Corpo d’Armata.
Nell’ottobre del 1941 ebbe il comando della Scuola Militare di Roma.
Promosso generale di Brigata nell’ottobre 1942, venne destinato al Comando della Divisione “Cagliari” quale comandante della fanteria divisionale in Grecia a Navarino nel distretto di Pylos.

L’8 settembre 1943, al ritorno da una breve licenza in Italia (partì da Roma il 7 settembre mattina, quando l’armistizio era già stato firmato e non si sapeva e i suoi colleghi al Ministero gli consigliarono di non partire, ma lui rispose: “Devo partire, i miei soldati sono laggiù”) fu preso prigioniero dai tedeschi e portato in vagone piombato in polonia, nel lager 64Z (Oflag 64/Z) situato a Schokken (attuale Skoki).
La prigionia durò dal 30 settembre 1943 al 28 gennaio 1945, quando, in una marcia di trasferimento, in località Kusnica Zelichowaska fu trucidato insieme ai generali Carlo Spatocco, Emanuele Balbo Bertone, Alessandro Vaccaneo, Giuseppe Andreoli ed Ugo Ferrero.
I polacchi del posto interrarono le salme dei generali e le posero nel cimitero locale.

A liberazione avvenuta, due generali sopravvissuti con un medico russo tornarono sul luogo dell’eccidio, recuperarono degli oggetti di ciascuno dei generali e li fecero pervenire alle rispettive famiglie.
Così mia madre ricevette l’agendina sulla quale mio padre esprimeva tutto quello che non poteva scrivere per lettera per via della censura.
Tutto è stato pubblicato sul libro: “IL GENERALE ALBERTO TRIONFI – scritti e memorie dalla Grecia al Lager – Un delitto delle SS” – Edito dall’ANEI (Associzzione Nazionale Ex Internati) nel 2004.


Negli anni ’50 mia madre riuscì a mettersi in contatto con il generale Giuseppe Mancinelli capo di Stato Maggiore, che, avendo conosciuto a suo tempo mio padre, riuscì a fare in modo che la cassetta con i resti di mio padre fosse esumata, caricata su una nave mercantile russa, l’Argun, e trasportata in Italia.
Noi seguimmo con l’ambasciata russa a Roma il percorso della nave che sbarcò ad Ancona (a noi sembrò un segno del destino, perché mio padre era di Jesi ma aveva sempre vissuto ad Ancona).
Il 7 gennaio 1956 la nave sbarcò ad Ancona. C’era tutto l’equipaggio schierato sull’attenti sulla tolda e la cassetta con fiori freschi (la nave aveva fatto scalo a Bari) nel mezzo. Ad attendere, non c’era che una camionetta con due soldati che presero la cassetta e la portarono nella camera funeraria del cimitero delle Tavernelle ad Ancona. Non c’era un rappresentante militare né tantomeno diplomatico, tanto che mamma decise che, per dimostrare un minimo di ringraziamento, bisognava quantomeno portare dei fiori freschi alla moglie del comandante che viaggiava con lui.
Dopo tre mesi, in marzo, ci giunse l’avviso che sarebbero stati celebrati i funerali di stato. Così ripartimmo per Ancona e partecipammo ai funerali.

Al cimitero non c’era ancora un riquadro per i Caduti della Seconda Guerra mondiale e perciò la cassetta venne posta in una tomba di un parente, Trionfi Honorati, Caduto nella Prima Guerra mondiale mentre una lapide sulla colonna vicina attestava la presenza delle ceneri di mio padre. Ora, dato che esiste un riquadro con i Caduti della Seconda Guerra mondiale, sarebbe mio desiderio che la cassetta venga situata in questo riquadro che è anche molto più facilmente raggiungibile.


Ho avuto l’autorizzazione dal Ministero della Difesa e il cimitero di Ancona mi ha inviato la spesa che questa traslazione comporterebbe. Dato che né io né mio fratello potremmo assumercene il peso, il vice presidente dell’ANEI, Prof. Gastone Gal se ne è assunto personalmente l’onere. Vorrei che tale traslazione avvenga il 29 gennaio (sabato) perché il 28 gennaio è l’anniversario dell’eccidio.
E’ inutile dirti quanto la proibizione del funerale abbia inciso sui nostri cuori.
Maria Trionfi

Buongiorno, anche il mio papà, Gozzola Riccardo (Classe 1923), faceva parte della Divisione Cagliari ed era a Pylos. Lui ritornò dai Campi di Lavoro (3 anni) in Germania (Schwandorf) a casa nell’agosto 1945. Mi parlava spesso delle visite che il Generale Trionfi faceva alla truppa di stanza in Grecia. Purtroppo dopo anni di lavoro coatto tornò si alla propria casa ma la salute lo abbandonò e mori nell’anno 2001. Grazie
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