Coo (Kos) – L’altra Resistenza

L’eccidio di Coo

La battaglia

L’eccidio di Coo, o eccidio di Kos, fu un crimine di guerra perpetrato dall’esercito tedesco al comando del generale Friedrich-Wilhelm Müller ai danni dell’esercito italiano nell’ottobre 1943 sull’isola di Coo, che a quel tempo era territorio italiano, essendo parte del Dodecaneso. Circa un centinaio di ufficiali italiani vennero fucilati come rappresaglia per la resistenza opposta all’invasione tedesca dell’isola (la cosiddetta battaglia di Coo, parte della campagna del Dodecaneso). Una documentazione sull’eccidio è stata ritrovata nel 1994 all’interno del cosiddetto armadio della vergogna.

L’eccidio

Tra il 4 e il 6 ottobre i 148 ufficiali italiani catturati (che facevano parte del 10º Reggimento fanteria “Regina”, comandato dal colonnello Felice Leggio) subirono un processo sommario sotto la direzione di Müller, a conclusione del quale si decise che tutti gli ufficiali che avevano partecipato alla battaglia del 3 e 4 ottobre sarebbero stati fucilati (tale criterio peraltro non fu applicato molto rigorosamente, per esempio tra i condannati vi fu anche il veterinario dell’esercito, che non aveva avuto alcun ruolo nella difesa dell’isola). Alla fine, dei 148 ufficiali, sette passarono con i tedeschi, 28 riuscirono a fuggire in Turchia, dieci furono ricoverati in ospedale per poi essere trasferiti prigionieri in Germania, mentre gli altri 103 furono fucilati dai militari della Wehrmacht a partire dalla sera del 4 ottobre fino al 7. Secondo un’altra fonte invece i fucilati sarebbero stati 96.

Il ritrovamento e il processo

Solo circa un anno e mezzo dopo, nel febbraio 1945, i corpi di 66 ufficiali vennero ritrovati in otto fosse comuni a Ciflicà, località nei pressi di Linopoti, grazie a un collaborazionista, il tenente Aiello. Il generale Müller, che nel frattempo era stato catturato, a causa di tale ritrovamento (e di ulteriori atrocità commesse a Creta pochi mesi prima di sbarcare a Coo) fu accusato di crimini di guerra da un tribunale militare greco. Condannato a morte, venne fucilato ad Atene nel maggio del 1947.

Le salme

Le 66 salme recuperate (di cui 62 identificate) furono traslate dapprima nel cimitero cattolico della città e, nel 1954, al Sacrario dei caduti d’oltremare di Bari. Nel 1958 il presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi concesse alle vittime e ai dispersi dell’eccidio la Croce al merito di guerra.

aaa

Dopo il ritrovamento del 1945, restavano ancora oltre trenta salme da recuperare. Tuttavia, nonostante fosse noto il luogo in cui i corpi presumibilmente giacevano, non fu organizzata alcuna campagna di ricerca fino al 2015. Nel luglio di quell’anno un gruppo di una ventina ricercatori volontari greci e italiani sotto la guida del colonnello Pietro Giovanni Liuzzi ha identificato il luogo dove gli ufficiali furono fucilati e seppelliti, rinvenendo effetti personali e alcune ossa, identificate poi come umane e coeve alla data della strage dall’Università di Trieste. Tali resti umani sono stati inseriti all’interno di un’urna marmorea presso l’ossario del cimitero cattolico dell’isola di Coo.

bb

Il 31 luglio 2018, per la prima volta, a 75 anni dal tragico evento, i resti dei 103 ufficiali italiani hanno ricevuto gli onori militari, alla presenza di una rappresentanza della Nave Palinuro nonché delle autorità civili e militari dell’isola.

cc

(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Coo)

Foto: Amedeo Longo

Sulla tomba di nonno Gelindo

491828B90637489FAF45D45C3595478527 giugno 2022

Buongiorno. Vorrei sapere cortesemente dove sono stati collocati i resti mortali di mio nonno Bertoni Gelindo soldato e fatto prigioniero e morto il 24.03.1944.
Ho programmato un viaggio ad agosto per venire a portare un fiore a mio nonno che non ho mai potuto conoscere.
La ringrazio anticipatamente

Cordiali saluti

Antonella Salaro


Cara Antonella,
questi sono i dati che ho archiviato su tuo nonno Gelindo:

Bertoni Gelindo, figlio di Marcellino e Rachilde Casco, nato il 18 ottobre 1911 a Campoformido (Udine). Contadino, coniugato con Adele Barbarotto, risiede a Littoria (ora Latina) in Borgo Piave n° 227. Camicia nera della 115a Legione Milizia Volontari per la Sicurezza Nazionale. Matricola del Distretto Militare di Trieste: 27556. Viene fatto prigioniero dai tedeschi sul fronte albanese ed internato come IMI (Internato Militare Italiano) in Germania. Muore per malattia presso l’infermeria di Wolfenbüttel il 24 marzo 1944 e viene inumato in prima sepoltura nel cimitero della stessa località alla posizione tombale riquadro IX, fila 2, tomba n° 48 (registro sepolture n° 44/1945). Nella seconda metà degli anni ’50 il Ministero della Difesa riesce a rintracciare le Spoglie e le fa esumare e traslare nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) alla posizione tombale: riquadro 2, fila G, tomba 5.
Ti allego il certificato di morte stilato dai tedeschi il 15 gennaio 1945, un elenco di soldati italiani inumati in prima sepoltura in cimiteri comunali (tra questi tuo nonno) e alcune schede dell’Archivio Segreto Vaticano riferite al tuo parente.
[…]
Ci sentiamo. Un abbraccio.
Roberto Zamboni

Certificato di morte Bertoni
Certificato di morte di Bertoni Gelindo (fonte Archivi di Arolsen)
Sepolture di italiani
Elenco sepolture (fonte Archivi di Arolsen)

Buonasera
La ringrazio infinitamente per la sua veloce e gentile risposta ed inoltre molto esaustiva.
Ho chiesto a mia madre (che nemmeno lei ha mai visto suo padre: era troppo piccola, aveva solo sei mesi quando mia nonno l’ha vista per una sola volta essendo nata il 24.09.1941 e lui già era un militare).
Non potrò portare mia madre li perché benché stia in salute non se la sente di affrontare il viaggio.
Mia nonna, mia madre e i miei zii (sono tre fratelli) non sono mai venuti a visitare il Cimitero dove è sepolto mio nonno e riteniamo doveroso io e mia sorella farlo per loro e per noi.
[…]
Nuovamente la ringrazio per tutto, le auguro buon lavoro.
Ricambio l’abbraccio


5 settembre 2022

Buongiorno Sig. Roberto
Come le avevo anticipato io e mia sorella siamo venute in Germania ad Amburgo ed il giorno 30 agosto siamo andate a visitare il Sacrario militare italiano.
E’ stata una vera emozione, un colpo al cuore vedere la lapide con scritto il nome di mio nonno Gelindo Bertoni.
Poco importa se, come si legge dalle lettere ricevute da mia nonna, Adele Barbarotto in Bertoni, che i resti li inumati possono non essere quelli del nonno. Loro, i nostri ragazzi del ‘900 sono tutti li insieme nel loro ultimo viaggio.
Gli uomini, i ragazzi che hanno combattuto e sono morti “anche” per noi (in quella guerra e in tutte le guerre del mondo inutili ed atroci) meritano di essere ricordati e rispettati al di la di tutte le ideologie e posizioni politiche.
Loro sono morti per noi.

E’ stata un’esperienza che non ci aspettavamo in concreto e ci ha fatto pensare a nostra nonna rimasta vedova con tre figli troppo presto, che andava a fare la carità per sfamarli, a nostra madre Giuseppina Bertoni (che ogni tanto ci parla di quando era piccola e della fatica per procurarsi qualcosa da mangiare).
[…]
La ringrazio per tutta la sua cortesia e gentilezza, le auguro ogni bene.
Buon lavoro
Antonella Salaro


4E50367C1CD742DABC6EA63C1C91B3DB