Luigi Carotti è sepolto a Bielany-Varsavia


Articolo di Laura Vacchelli – Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Pescarolo ed Uniti (Cremona)


𝗖𝗔𝗥𝗢𝗧𝗧𝗜 𝗟𝗨𝗜𝗚𝗜 – 𝗕𝗲𝗿𝘀𝗮𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗶𝗲𝘃𝗲 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗴𝗻𝗶 (𝗣𝗲𝘀𝗰𝗮𝗿𝗼𝗹𝗼 𝗲𝗱 𝗨𝗻𝗶𝘁𝗶) 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗶𝗮 𝗶𝗹 𝟮𝟳 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟭𝟵𝟰𝟱

L’emozione di poter parlare di questo nostro Caduto ha per me un sapore un po’ più amaro…è difficile e doloroso parlare in generale del sacrificio dei nostri Caduti, se poi uno di loro è un familiare lo è ancora di più!

Eh sì, 𝗖𝗔𝗥𝗢𝗧𝗧𝗜 𝗟𝗨𝗜𝗚𝗜 era il fratello della mia nonna materna, Maria, e da quella maledetta guerra non è mai tornato e nemmeno le sue spoglie mortali potranno mai essere riportate in Patria.

Ho fatto molte ricerche per trovare il maggior numero di informazioni, ho avuto notizie ovviamente tramite i miei familiari. Grazie poi a Roberto Zamboni, curatore del sito “dimenticati di stato”, ho ricostruito parte della prigionia. Dai registri dell’Archivio di Stato di Cremona ho reperito i dati anagrafici, la carriera militare, le chiamate in guerra e altri dettagli sulla cattura.

Cercando poi ulteriori notizie circa la notte della morte, mi sono imbattuta in un libro, intitolato “Il lager di Hindenburg. La strage del 27 gennaio 1945”, che mi ha spezzato ancor di più il cuore. Un prigioniero dello stesso campo, sopravvissuto agli orrori dello sterminio, ha raccontato con dettagli particolareggiati e agghiaccianti quanto accaduto in quella maledetta notte del 27 gennaio 1945 e proprio in quel libro compariva anche il nome di Luigi. Grazie a quella testimonianza, sono riuscita finalmente a capire quello che realmente è successo al povero zio e ai tanti internati come lui.

𝙈𝙖 𝙘𝙝𝙞 𝙚𝙧𝙖 𝘾𝙖𝙧𝙤𝙩𝙩𝙞 𝙇𝙪𝙞𝙜𝙞?

𝗖𝗔𝗥𝗢𝗧𝗧𝗜 𝗟𝗨𝗜𝗚𝗜, nasce a Gadesco Pieve Delmona (CR), il 7 aprile 1910 (atto di nascita n. 12 del 1910 del già Comune di Pieve Delmona) da C͟A͟R͟O͟T͟T͟I͟ ͟E͟R͟N͟E͟S͟T͟O͟ (1878-1943) e D͟O͟N͟D͟I͟ ͟P͟A͟L͟M͟I͟R͟A͟ (1885-1966).

Vive dapprima a Pieve Delmona e si trasferisce poi a Pieve Terzagni, frazione di Pescarolo ed Uniti, con i genitori e i fratelli Erminia, Mario, Albino, Maria, Elena ed Anna.

Svolge il servizio di leva come Bersagliere nel 4° Reggimento dal 18 gennaio 1930 al 7 aprile 1931 (matricola n. 18649 del Distretto Militare di Cremona).

Si sposa a Pescarolo ed Uniti il 29 dicembre 1937 con 𝗠𝗔𝗥𝗜𝗔 𝗔𝗭𝗭𝗢𝗟𝗜𝗡𝗜, nata a Pescarolo ed Uniti il 29 dicembre 1913 (atto di nascita n. 37 del 1913 del Comune di Pescarolo ed Uniti), come risulta dall’atto di matrimonio n. 24 parte 2° serie A anno 1937 del Comune di Pescarolo ed Uniti.

Vive con la moglie a Pieve Terzagni, frazione di Pescarolo ed Uniti, in già Via C. Cavour n. 7, oggi Via Dante Alighieri, e dalla loro unione nascono le figlie 𝗔𝗺𝗲𝗹𝗶𝗮, 𝗖𝗲𝘀𝗮𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗲𝗱 𝗘𝗿𝗻𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮.

Richiamato alle armi il 23 agosto 1939, viene inviato prima all’8° Reggimento Bersaglieri, a seguire, dopo un periodo di congedo, il 1° marzo 1941 viene mandato al 7° Reggimento Bersaglieri a Bolzano e mobilitato con il 97° Nucleo A.P. Vipiteno-Bolzano.

Proprio a Vipiteno viene catturato dai tedeschi e fatto prigioniero l’8 settembre 1943 e internato come Militare Italiano nel campo di prigionia tedesco M. Stammlager II A 84 VII di Neubrandenburg, nel nord della Germania (Matricola n. 100522), da qui poi il passaggio in uno dei 45 sottocampi di Auschwitz, e precisamente all’Hermannschachtlager di Hindenburg (oggi Zabrze) città dell’Alta Slesia, nel campo Stalag VIII B Teschen in Oberschlesien.

La città di Hindenburg viene occupata dall’Armata Rossa il 26 gennaio 1945 e nella notte fra il 27 e il 28 gennaio avviene la strage di numerosi prigionieri, che tentando la fuga vengono colpiti a morte, alle spalle, dalla furia tedesca, che sopraffatta dall’avanzata sovietica, scaricò su degli inermi, l’ultimo conato di furore, e che in ritirata non lasciava al nemico né deportati né prigionieri, o li trasferiva o li sterminava.

In quella strage del 27 gennaio 1945 alle ore 24 anche Luigi rimane ucciso per l’esplosione di una granata nei pressi del campo Lt 22 a Hindenburg (Voivodato della Slesia).

I cadaveri restano nelle strade parecchi giorni e il freddo, intensissimo, ne impedisce l’immediato disfacimento. I cadaveri vengono trasferiti poi sul sagrato della chiesa di S. Francesco di Hindenburg all’ingresso del cimitero in attesa che il governo della città autorizzi la sepoltura. Sepoltura che sarà decisa il 7 febbraio, cioè una diecina di giorni dopo l’occupazione della città.

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Laura Vacchelli – Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Sezione “M.O.V.M. S.Ten. R. Ruggeri” di Pescarolo ed Uniti (CR)

Tra i cadaveri c’è anche il corpo di Luigi, che affiancato agli altri italiani, viene poi sepolto in una fossa comune nel cimitero di Hindenburg presso la Chiesa di S. Francesco, per essere trasferito in seguito nell’Ossario destro del Cimitero Militare Italiano d’Onore di Bielany-Varsavia in Polonia. La sua sepoltura è in trincea, pertanto non esumabile, e le sue spoglie mortali non potranno mai essere riportate a casa.

Un destino crudele, che lo ha visto morire proprio quel 𝟮𝟳 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟭𝟵𝟰𝟱 mentre si abbattevano i cancelli dell’orrore di Auschwitz e si aprivano gli occhi e le coscienze di fronte agli orrori dello sterminio.

Il Presidente

Laura Vacchelli


Cimitero Militare Italiano di Bielany/Varsavia

Lastra di copertura dell’Ossario sinistro di Bielany
Particolare dove viene riportato il nome di Luigi Carotti
Sepolcreto in trincea – Ossario sinistro (interno)

Omaggio a Francesco Grasselli, Internato Militare Italiano di Albinea (Reggio Emilia)


Il 22 Aprile scorso, il sindaco di Albinea Nico Giberti e l’Ing. Corrado Ferrari (Presidente della Pro Loco), in rappresentanza di ANPI Albinea, hanno deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Francesco Grasselli nel cimitero militare di Zehlendorf.

Anche i rappresentanti dell’amministrazione del distretto di Treptow-Kopenick, gemellato con il comune di Albinea, hanno deposto alcuni fiori sulla tomba.

Albinea è infatti gemellata con il quartiere berlinese di Treptow-Kopenick.

Il gemellaggio è nato dal fatto che ad Albinea, nell’agosto del 44, furono uccisi, dopo sommario processo da parte delle SS, 5 militari tedeschi che si erano ribellati dopo l’attentato a Hitler del 20 luglio e avevano cercato di disertare. Il più anziano di questi , Hans Schmidt di 32 anni, era di Treptow.


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Il sindaco di Albinea Nico Giberti e l’Ing. Corrado Ferrari (Presidente della Pro Loco)
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Tomba di Francesco Grasselli nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Berlino
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Il Sindaco di Albinea Nico Giberti con l’Ing. Corrado Ferrari e un rappresentante dell’amministrazione del distretto di Treptow-Kopenick

Francesco-GrasselliGrasselli Francesco, figlio di Giacomo, nasce il 1° settembre 1910 Montericco (frazione di Albinea – Reggio Emilia). Soldato del 260° Reggimento di Fanteria, viene fatto prigioniero dai tedeschi il 15 settembre 1943 a Fiume (fronte croato) e internato in Germania come I.M.I. (Internato Militare Italiano) nello Stalag I B di Hohenstein. Matricola 14198. Viene poi trasferito allo Stalag III D di Berlino. Muore a Neukölln (quartiere di Berlino) il 6 gennaio 1944 e viene inumato in prima sepoltura nel Cimitero di Döberitz-Elsgrund (ora localizzabile come Dallgow-Döberitz – Brandeburgo). Viene successivamente esumato e traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Berlino (Zehlendorf). Inumato alla posizione tombale: riquadro 3, fila 19, numero 5, tomba 1032.


Registro matricole Grasselli
Registro matricole dove compare il nome del Grasselli – Notare la croce sulla sinistra che indica la morte di tutti e dodici gli italiani registrati (fonte Archivi di Arolsen)

Alla ricerca di Francesco Pascariello


Ricevo e pubblico.


24.04.2023

foto Francesco PascarielloQuesta è la storia di mio prozio Francesco Pascariello, nato a San Michele Salentino, fratello di mia nonna Maria Antonia, e figlio di Tommaso e Francesca.
È il 1942 quando Francesco, a soli 19 anni, viene chiamato alla Armi.
La nonna mi raccontava a volte di questo fratello, partito per la guerra quando lei aveva solo 6 anni, e mai tornato.
Nel 1963 la nonna lascia San Michele con il marito Pietro per trasferirsi a Rimini, senza mai dimenticare la sua città natale.
In occasione del 100° anniversario della nascita di Francesco, decido di provare a cercare informazioni su di lui.
Le uniche informazioni che ho sono nome e cognome. Nessuno oggi in vita si ricorda la sua data di nascita.
Inizio le ricerche dal Comune di San Michele, grazie al quale apprendo che è nato il 03/01/1923.
Scrivo al Ministero della difesa e all’archivio di stato di Taranto, il quale mi procura il fascicolo matricolare di Francesco.
Scopro così che fu arruolato nel 309º fanteria, e si imbarcó per Rodi. Dopo l’8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e tenuto in prigionia.
All’interno del fascicolo, trovo con grande sorpresa due lettere (che allego) da lui spedite alla famiglia, e probabilmente mai giunte a destinazione. La prima è datata 26 agosto 1943, qualche giorno prima della cattura, mentre la seconda è datata 23/01/1944, ultima data in cui si hanno notizie di lui, dove dice di trovarsi internato nel 5º campo di raccolta di Rodi.
Ho scritto ad Arolsen, al Bundes Archiv, agli archivi dei memoriali russi, a Varsavia, all’Archivio Vaticano… non ho lasciato nulla al caso per cercare di ricostruire la sua storia.
Ad oggi per tutti risulta disperso a Rodi nel gennaio 1944, ma pur essendo passati 81 anni dal giorno della sua partenza, nessuno lo ha dimenticato.
Pochi giorni fa ho fatto personalmente richiesta per l’assegnazione della medaglia d’onore.
Se qualcuno avesse qualche notizia, o conosce la storia di altri militari arruolati nel 309° fanteria che potrebbe avere avuto una storia ed un percorso simile a quella di Francesco, mi può contattare (gabriele.andreozzi.rimini@gmail.com).
Grazie

Gabriele Andreozzi

FASCICOLO MATRICOLARE

PRIMA LETTERA SCRITTA DA FRANCESCO

SECONDA LETTERA SCRITTA DA FRANCESCO

Lettera della nipote di Plinio Sollai, morto nell’affondamento del Cacciatorpediniere “Ascari”

Ricevo e pubblico


21 aprile 2023

Buongiorno sono Mariagrazia Sollai, volevo ringraziare per le vs ricerche.
Ho letto la lettera della Sig.ra Maria Serio che riporta il nome di mio nonno Plinio Sollai imbarcato sull’Ascari e sepolto nell’ossario di Cefalù . La famiglia era a conoscenza del luogo di sepoltura.
Mia zia, la figlia di mio nonno, negli anni 60 aveva attraversato l’Italia con la sua 500 per andare nel cimitero ma il frate della portineria non aveva trovato il nome sul registro.
Solo alcuni anni fa, grazie a internet, avevo deciso di fare ricerche e abbiamo scoperto che era veramente sepolto a Cefalù e che il nome scritto a mano nel registro era stato letto male.
Eravamo felici e speravamo di poter far rientrare la salma quando Onorcaduti ci avvisò che , a causa di lavori, le tombe erano state rimosse e le salme spostate nell’ossario comune. Purtroppo siamo arrivati tardi, anche se è stata una grande emozione avere notizie di una persona della quale avevo sempre sentito raccontare.
Cordiali saluti
Mariagrazia Sollai

Affondamento dei Cacciatorpediniere Ascari e Malocello – Tornano alla luce i nomi e le sepolture di alcuni marinai italiani

Grazie alla segnalazione e alle ricerche fatte da Maria Serio di Cefalù, sono tornati alla luce i nomi di alcuni ragazzi morti nell’affondamento dei Cacciatorpediniere Ascari e Malocello.

Dopo l’affondamento dei due cacciatorpediniere, lungo le spiagge nei pressi di Cefalù vennero rinvenuti i corpi senza vita di molti dei naufraghi delle due navi da guerra (italiani e tedeschi) che furono composti e portati nel Cimitero di Cefalù.

Le Spoglie mortali di questi ragazzi si trovano tuttora nell’ossario del piccolo cimitero siciliano.
Per questo abbiamo pensato di pubblicare i loro nomi, nel caso le famiglie non fossero a conoscenza che i loro cari non sono dei “Dispersi”.
Un ringraziamento particolare va a Maria Serio che ha portato a termine questa nobile ricerca e a Pancrazio (Ezio) Vinciguerra, curatore del sito La Voce del Marinaio, che da anni tiene viva la Memoria dei Marinai italiani.


Salve, mi chiamo Maria Serio ed abito a Cefalù.
Mi sono imbattuta casualmente durante una ricerca genealogica, nei nominativi e matricole di alcuni militari caduti durante la seconda guerra mondiale (aprile/ maggio 1943) sepolti in un anonimo ossario del cimitero di Cefalù.
Grazie alla consultazione dell’archivio dell’ufficio del cimitero, ritengo con una certa probabilità che i dati personali relativi ai suddetti Caduti, non siano mai pervenuti ai familiari né siano stati comunicati al Commissariato del Ministero della Difesa.
Potreste aiutarmi, come associazione ad identificare ed individuare soprattutto i soldati che possiedono il solo numero di matricola?
Grazie per l’attenzione,
Maria Serio.


Salve Signor Roberto,
grazie al suo aiuto e alla consultazione di alcuni siti, ho potuto completare le informazioni sui marinai dispersi dei Cacciatorpediniere Ascari e Maloncello affondati al largo di Capo Bon il 24 marzo 1943.

Maria Serio


Il Regio Cacciatorpediniere Ascari
Il Regio Cacciatorpediniere Ascari (foto tratta da “La Voce del Marinaio” di Ezio Pancrazio Vinciguerra)

I caduti tra l’equipaggio Ascari:

Marino Balzarini, marinaio fuochista, deceduto. Nato il 17 giugno 1923 a Sumirago (Varese). Fuochista. Matricola militare: 148878. Dato per disperso dal Ministero della Difesa (morte presunta) dal 24 marzo 1943. È stato rinvenuto morto lungo la spiaggia Santa Lucia-Finale il 9 aprile 1943. Sepolto nel Cimitero di Cefalù il 10 aprile 1943.

Plinio Sollai, capo radiotelegrafista di prima classe, deceduto. Nato a Suelli il 5 giugno 1907 è morto il 24 marzo 1943 nell’affondamento del CT Ascari a circa 28 miglia a Nord di Capo Bon (Tunisia). Corpo recuperato e tumulato nel cimitero di Cefalù. È stato rinvenuto morto lungo sulla spiaggia località Gangiotto (Cefalù), 11 aprile 1943. Sepolto nel Cimitero di Cefalù 12 aprile 1943.

I caduti tra l’equipaggio del Malocello:

Salvatore Del Tufo, nato il 15 ottobre 1923 a Palermo. Fuochista. Matricola: 122370. Dato per disperso dal Ministero della Difesa (morte presunta) dal 24 marzo 1943. È stato rinvenuto morto lungo la spiaggia Santa Lucia-Finale il 9 aprile 1943. Sepolto a Cefalù il 10 aprile 1943.

Francesco Antonio Nicoteresa, nato 1920 circa, 23 anni marinaio. Sepolto nel cimitero di Cefalù il 10 maggio 1943.

Parrini Dante, figlio di Natale, nato il 27 aprile 1911 a Rivarolo Ligure (Genova). Macchinista. Residente a Milano in Via Plinio, 20. Matricola militare: 23177. Dato per disperso dal Ministero della Difesa (morte presunta) dal 24 marzo 1943. È stato rinvenuto morto lungo la spiaggia Santa Lucia-Finale il 9 aprile 1943. Sepolto nel cimitero di Cefalù il 10 aprile 1943.

Nazario Sauro Cardarelli, nato a Ficulle (Terni) il 23 febbraio 1921. Maresciallo della Regia Marina. Matricola militare: 46439. Imbarcato sul Regio Cacciatorpediniere “Malocello”. Dato per disperso dal Ministero della Difesa (morte presunta) dal 24 marzo 1943. È stato rinvenuto morto lungo sulla spiaggia località Gangiotto (Cefalù), 11 aprile 1943. Sepolto nel cimitero di Cefalù 12 aprile 1943.

Inoltre nell’archivio del cimitero di Cefalù, esiste il seguente elenco:

Raccolti dalla spiaggia di Cefalù dal 10 aprile 1943 al 10 giugno 1943:

11 cadaveri ignudi che non fu possibile riconoscere se della Regia Marina o del Regio Esercito.

65 cadaveri di militari tedeschi raccolti dalla spiaggia o in combattimento.

Sergente di marina sconosciuto, è stato rinvenuto morto lungo la spiaggia di Cefalù. Sepolto nel cimitero di Cefalù il 10 maggio 1943.

Cadavere italiano di circa 25-30 anni d’età, marinaio, trovato morto lungo la spiaggia località Gangiotto (Cefalù), 11 aprile 1943.

Cadavere italiano sconosciuto, trovato morto lungo la spiaggia San Lucia-Finale il 9 aprile 1943. Sepolto nel cimitero di Cefalù il 10 aprile 1943.

Quindi i corpi che sono stati trovati spiaggiati da aprile a giugno del 1943 a Cefalù sono circa 20, e probabilmente potrebbero appartenere quasi tutti ai marinai della Regia Marina.

Umili Adelmo Lidio

Buongiorno,
nel ringraziarla vivamente per il lavoro dai Lei svolto, volevo segnalarle che, grazie all’elenco recuperato in internet, mia suocera ha ritrovato il fratello deceduto in guerra e sepolto nel cimitero di Francoforte.
Dopo un viaggio in Germania e la visita al luogo di sepoltura, abbiamo deciso per il rimpatrio delle ceneri e oggi si trova tumulato nel cimitero di Alseno (luogo di nascita).
Il nome è Umili Lidio e risulta il numero 4422 ,(nato ad Alseno il 2 luglio 1921).
Le scrivo questa email per aggiornare la lista e segnalare il suo rientro in Italia che, grazie al Consolato di Francoforte e del Ministero della Difesa, è avvenuto con tutti gli onori.
Grazie mille e approfitto per porgerle i migliori auguri di buona Pasqua.
Francesco Beone


Umili Adelmo Lidio, nasce il 2 luglio 1921 ad Alseno (Piacenza). Soldato del 3° Reggimento Genio, viene fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e internato in Germania. Muore per malattia a Bochum il 19 aprile 1945 e viene inumato in prima sepoltura nel cimitero locale. Le Spoglie saranno poi fatte esumare dal Ministero della Difesa e traslate nel Cimitero militare italiano d’onore di Francoforte sul Meno (Friedhof Westhausen) alla posizione tombale: riquadro N, fila 4, tomba 33.


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La tomba di Lidio Umili a Francoforte sul Meno

PODCAST DI ELISA MALACALZA


Pontiere piacentino muore prigioniero in Germania, dopo quasi 80 anni i suoi resti tornano a casa

Sulla tomba di nonno Pasquale

Ieri, 19 marzo 2023, sono stato contattato da Maria Del Papa, nipote di Pasquale Lemme che nel 1942 si trovava come minatore in Germania. Dopo una breve ricerca, sono riuscito a rintracciare i dati del nonno di Maria e ad inviarle la foto della tomba a Francoforte. Il fratello di Maria (Bruno), che vive in Germania, ha potuto così far visita alla tomba del nonno dopo tanti anni dalla sua morte. Unica amarezza, dopo tanti anni i figli di Pasquale non ci sono più e questa gioia è stato posssibile condividerla solamente tra i sei nipoti.

Roberto Zamboni


Lemme Pasquale in divisa

Lemme Pasquale, figlio di Feliciantonio, nasce il 16 aprile 1906 ad Agnone (Isernia). Lavoratore civile in Germania. Impiegato come minatore nella miniera di carbone “Pluto” di Wanne-Eickel, Herne, Arnsberg, Nord Reno-Westfalia. Viene ricoverato presso l’Ospedale Bergmannsheil di Bochum per frattura vertebrale con paralisi. Muore nello stesso ospedale (Bochum) il 2 maggio 1942 e viene inumato nel cimitero della stessa località (Registro sepolture n° 1180/1942. Nella seconda metà degli anni ’50, su disposizione del Ministero della Difesa, le sue Spoglie vengono esumate e traslate nel Cimitero militare italiano d’onoreS di Francoforte sul Meno (Friedhof Westhausen) ed inumate alla posizione tombale riquadro P, fila 5, tomba 39. Fonti: Ministero della Difesa, Archivio Zamboni, Archivi di Arolsen.


Certificato della morte di Pasquale Lemme a Bochum
Certificato della morte di Pasquale Lemme a Bochum (fonte Archivi di Arolsen)

Lavoratore civile Lemme Pasquale

Registro delle sepolture a Francoforte sul Meno
Registro delle sepolture a Francoforte sul Meno (fonte Archivi di Arolsen)

Il nipote di Pasquale sulla tomba del nonno

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Sulla tomba di nonno Battista

Nonno Battista BorlottiBuongiorno Sig. Zamboni.
Ho scoperto con grande interesse il sito “dimenticatidistato” ed anche “combattentibergamaschi”.
Sto cercando informazioni sul percorso militare di mio nonno, Borlotti Battista Andrea, nato a Calcinate (BG), il 18 ottobre 1896.
So, dai racconti di mio padre, che mio nonno combatté nella Prima Guerra Mondiale, sul Piave, ma non trovo informazioni su internet e non so a chi rivolgermi.
Mio nonno morì in Germania ad Hannover il 2 settembre 1942. Quando morì in Germania aveva 46 anni e non era militare, ma “lavorava” presso la ditta Hanomag. E’ stato sepolto ad Hannover.
Con la sua famiglia, sua moglie (mia nonna) e i suoi figli erano residenti a Varese dal 1928.
Ho avuto il piacere di comunicare via email col Sig. Rinaldo Monella che mi sta aiutando per quanto riguarda il percorso di mio nonno nella Prima Guerra Mondiale e mi ha consigliato di rivolgermi a lei per quanto riguarda la sepoltura di mio nonno.
Sul vostro interessantissimo sito è presente Borlotti Andrea, nato a Calcinate lo stesso giorno di mio nonno, deceduto in Germania lo stesso giorno di mio nonno e sepolto ad Amburgo, nel Cimitero Militare d’Onore.
Di primo acchito, ho pensato che ci fosse un errore da qualche parte, e che forse i dati di mio nonno e quelli di un altro Borlotti fossero stati mescolati. Quello che è certo è che a Calcinate il solo Borlotti che è nato il 18 ottobre 1986 è mio nonno, Borlotti Battista Andrea. Secondo le (poche) informazioni in possesso della mia famiglia, il nonno è stato sepolto ad Hannover dopo il decesso.
Riassumo qui i dati di mio nonno:
Borlotti Battista Andrea
Nato a: Calcinate (BG) il 18 ottobre 1896
Padre: Borlotti Luigi
Madre: Bianchezzi Maria Giovanna (su certi documenti: Bianchessi/Bianchetti/Bianchi Maria o Giovanna )
Morì in Germania ad Hannover il 2 settembre 1942
In famiglia, abbiamo sempre pensato che la tomba di mio nonno non esistesse più.
Secondo il Sig. Rinaldo Monella, è possibile che le spoglie di mio nonno siano state trasferite da Hannover ad Amburgo, e che il Borlotti Andrea del vostro sito sia proprio mio nonno. Lei cosa ne pensa?
La ringrazio per la cortese attenzione.

[…]

Colgo l’occasione per inviarle cordiali saluti e tanti auguri di buone feste.

Camilla Borlotti in Filipowicz
Chaumont FRANCIA


Cara Camilla,
come da te riportato, tuo nonno, Borlotti Battista Andrea di Luigi e Bianchi Maria, sposato con Giacoma Luigia Partoglio, morì di polmonite ad Hannover il 2 settembre 1942 alle ore 16.10 e venne sepolto nel Cimitero Seelhorst di Hannover il 7 settembre 1942, alla posizione tombale 21/C, tomba 98 (Registro decessi IV – n° 1338/42).
Nella seconda metà degli anni ’50 le sue spoglie sono state fatte esumare dal Ministero della Difesa e traslate nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo ed inumate alla posizione tombale riquadro 1, fila N, tomba 18, dove si trova tutt’ora.

Ti allego il certificato di morte stilato nel 1950.

Un caro saluto.

Roberto Zamboni

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Certificato di morte di Battista Andrea Bortolotti

Caro Roberto, grazie, grazie, grazie!
Mio papà avrebbe voluto far rimpatriare il nonno, ma c’era la guerra ed era impossibile. Dopo la guerra, si era nuovamente interessato, ma gli hanno detto che il cimitero dove era sepolto probabilmente non esisteva più. Era un argomento molto doloroso per mia nonna e per i figli.
La mia famiglia è di origini modeste ed il problema di fare delle ricerche per una sepoltura all’estero, la prospettiva di dover affrontare ingenti costi per un rimpatrio di salma, sono state insormontabili ed hanno reso la cosa impossibile. Adesso, le cose sono cambiate. Per prima cosa, andrò ad Amburgo al cimitero.
Parallelamente, vorrei provare a vedere se fosse possibile far rimpatriare le spoglie del nonno, seguendo le indicazioni del tuo prezioso sito.
Ti ringrazio di cuore per il tuo impegno, per la tua risposta rapidissima e per la tua efficacia. E’ incredibile che in Italia le cose vadano avanti solo grazie alle iniziative e all’impegno di singoli cittadini e che gli organismi pubblici siano immobili.
Grazie di cuore. Ti faro’ sapere e ti inviero’ una foto della tomba di mio nonno.
Tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo.
Camilla


Caro Roberto, mio marito ed io siamo rientrati ieri dalla Germania. Siamo stati ad Hannover e abbiamo cercato gli indirizzi menzionati sui documenti riguardanti la presenza di mio nonno in quella città, ma non abbiamo trovato esattamente i luoghi che cercavamo. Penso che la città sia molto cambiata dal 1942. Siamo anche andati al cimitero di Hannover, dove mio nonno fu sepolto prima della traslazione ad Amburgo. In seguito siamo andati ad Amburgo sulla tomba del nonno. E’ stato un viaggio , o meglio , un pellegrinaggio ricco di emozioni contrastanti. Un grande sollievo per avercela fatta a ritrovare la tomba del nonno. E allo stesso tempo è stato doloroso, perché so tutta la sofferenza di mia nonna Lucia, mio papà, suo fratello e sua sorella per la perdita del loro marito e padre e per non aver mai potuto portare un fiore sulla tomba del nonno Battista. Anche molta incomprensione, perché gli organismi ufficiali italiani non hanno mai informato i familiari del trasferimento della salma.
E’ grazie a Lei e al sig. Monella che questo miracoloso ritrovamento è potuto avvenire. Ancora grazie.
Non so se sarà possibile far rimpatriare la salma. Non sono la sola a poter decidere. Senza contare che non abito più in Italia dal 1991. Abito in Francia.
[…]
Le invio le foto della mia visita al cimitero di Amburgo.
Le auguro tante buone cose.
Cordialmente,
Camilla Borlotti

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Amburgo – Cimitero militare italiano d’onore
1677404438877 - Copia
Camilla sulla tomba del nonno

L’Alpino Gino Ballini

Alle volte il caso…

Verona, 11.02.2023 – Da Roberto Zamboni


Ho un collega argentino che da qualche mese abita in Italia con la famiglia.

Luciano (questo il suo nome) si è trasferito proprio a Verona perché le sue origini sono venete, anzi veronesi al 100%.

Infatti i nonni, nativi di Grezzana, si trasferirono e si stabilirono in Argentina dopo la Seconda Guerra mondiale.

Tra colleghi si parla del più e del meno. Facendo notare che lui ha lo stesso nome di mio zio (zio che nella seconda guerra mondiale era finito in un campo di concentramento in Germania, dov’era morto a soli 22 anni), vengo a sapere che anche suo nonno era stato fatto prigioniero dai tedeschi, internato e che in qualche maniera era riuscito a tornare a casa vivo.

E dopo una piccola ricerca …

Ballini GinoBallini Gino, nasce il 15 giugno 1916 a Grezzana (Verona). Soldato del 6° Reggimento Alpini (matricola militare 7288), viene fatto prigioniero dai tedeschi il 10 settembre 1943 a Merano (Bolzano) e internato in Germania come IMI (Internato Militare Italiano) nello Stalag I B di Hohenstein, dove gli viene assegnato il numero di matricola 3243. Viene poi trasferito allo Stalag IV B di Königstein e allo Stalag IV A di Hohnsteìn (Prussia Orientale). Viene infine decentrato presso il Comando di lavoro di Freital Döhlen (Circondario di Dippoldiswalde – Sassonia). Viene liberato dai sovietici nell’aprile del 1945. Nel maggio del 1945 si trovava in territorio controllato dall’Armata Rossa (zona sovietica).

Gino poi riuscirà ad allontanarsi e a raggiungere l’Italia e Verona.


(Fonte foto ANRP)


scheda gino ballini - associazione nazionale reduci dalla prigionia
Scheda di Gino Ballini – Fonte Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia e dall’Internamento

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Zona Sovietica – Elenchi di nomi relativi a stranieri iscritti rispettivamente impiegati nell’ex territorio del Reich – Fonte Archivi di Arolsen

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Informazioni sugli stranieri che si sono trasferiti durante la guerra nel distretto di Dippoldiswalde – Fonte Archivi di Arolsen

Storia di mio padre, l’intervista

MONALDI GiuseppeMONALDI Giuseppe, nasce il 13 marzo 1913 a Città di Castello – Frazione Ronti (Perugia). Soldato del 94° Reggimento di Fanteria, Divisione Messina. Viene fatto prigioniero dai tedeschi il 12 settembre 1943 a Ragusa (fronte croato), detenuto a Zenica (Bosnia Erzegovina) e poi internato in Germania come IMI (Internato Militare Italiano) nello Stalag VI C di Bathorn. Gli viene assegnato il numero di matricola 77651 e viene successivamente decentrato presso il Comando di lavoro n° 1811. Ammalatosi di pleurite, viene ricoverato presso il St. Joseph Hospital di Oberhausen. Muore a Oberhausen il 1° maggio 1945 e viene inumato in prima sepoltura nel Cimitero parrocchiale St. Clemens di Oberhausen (Distretto Sterkrade). Registro dei decessi n° 541/1945. Nella seconda metà degli anni ’50, su disposizione del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra, viene fatto esumare e viene traslato nel Cimitero militare italiano d’onore di Amburgo (Hauptfriedhof Öjendorf) e sepolto alla posizione tombale: riquadro 3,  fila Z , tomba 33.

Fonti: Ministero della Difesa, Archivio di Stato di Bolzano (Venturini Antonio – commilitone superstite), Albo IMI Caduti, Archivi di Arolsen, Pierino Monaldi (figlio).


Tratto da ttv.it

Una storia di vita e memoria. Abbiamo incontrato Pierino Monaldi, orfano di guerra, figlio di Giuseppe Monaldi del quale in questi anni ha cercato di ricostruire la drammatica vicenda. Pierino non ha mai conosciuto il padre Giuseppe, internato in un lager di lavoro in Germania dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Giuseppe morì in terra tedesca il 1° maggio del 1945 quando il figlio aveva solo un anno. Nonostante una figura materna amorevole e determinata, le condizioni di povertà del Dopoguerra hanno costretto Pierino a vivere in un collegio-orfanotrofio (a Preggio, Umbertide) per poi dedicarsi al lavoro e infine allo studio. Dopo anni di attesa, solo nel 1997, Pierino insieme al fratello e alla sorella, ha fatto visita alla tomba del padre, sepolto nel Cimitero Militare d’Onore Italiano di Ojendorf (Amburgo, Germania) con altri 5849 Caduti italiani.

In segno di rispetto verso la memoria di Giuseppe e degli altri connazionali sepolti ad Amburgo, la famiglia Monaldi ha deciso di non trasferire in Italia il corpo del padre.

Questo è il suo racconto.

Pierino Monaldi è nato a Città di Castello il 17 maggio 1944, vive nella frazione San Secondo. E’ presidente della Sezione di Città di Castello dell’Associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra. In occasione del 60° Anniversario della Liberazione di Città di Castello e della fucilazione di Venanzio Gabriotti, Pierino Monaldi ha curato la redazione del libro “Il sangue versato. Caduti miliari e civili dell’Alta Valle del Tevere nella Seconda guerra mondiale”.

Storia di mio padre – L’intervista

12 febbraio 1944 – Il naufragio dell’Oria

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La tomba dimenticata di 4200 soldati italiani

Pochi sanno del naufragio del piroscafo norvegese Oria e degli oltre 4000 militari italiani che vi hanno perso la vita.
La nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l’11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l’equipaggio norvegese.

L’indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l’isola di Patroklos (in Italia erroneamente nota col nome di isola di Goidano).

I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell’equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina.

L’Oria era stipata all’inverosimile, aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai nostri soldati che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich.

Su quella carretta del mare, che all’inizio della guerra faceva rotta col Nord Africa, gli italiani in divisa che dissero no a Hitler e Mussolini vennero trattati peggio degli ignavi danteschi nella palude dello Stige: non erano prigionieri di guerra, di conseguenza senza i benefici della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa. Allo stesso tempo, poi, il loro sacrificio fu ignorato per decenni anche in patria.

Nel 1955 il relitto fu smembrato dai palombari greci per recuperare il ferro, mentre i cadaveri di circa 250 naufraghi, trascinati sulla costa dal fortunale e sepolti in fosse comuni, furono traslati, in seguito, nei piccoli cimiteri dei paesi della costa pugliese e, successivamente, nel Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. I resti di tutti gli altri sono ancora là sotto.

La tragedia si consumò in pochi minuti ed è stata ignorata per decenni. Eppure si sapeva per filo e per segno come fossero andate le cose. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti, come quella del sergente di artiglieria Giuseppe Guarisco, che il 27 ottobre 1946 ha redatto di proprio pugno per la Direzione generale del ministero un resoconto lucido del naufragio:

Dopo l’urto della nave contro lo scoglio” scrive Guarisco, “venni gettato per terra e quando potei rialzarmi un’ondata fortissima mi spinse in un localetto situato a prua della nave, sullo stesso piano della coperta, la cui porta si chiuse. In detto locale c’era ancora la luce accesa e vidi che vi erano altri sei militari. Dopo poco la luce si spense e l’acqua iniziò ad entrare con maggior violenza. Salimmo in una specie di armadio per restare all’asciutto, di tanto in tanto mettevo un piede in basso per vedere il livello dell’acqua. Passammo la notte pregando col terrore che tutto si inabissasse in fondo al mare.
All’indomani, nel silenzio spettrale della tragedia, i sette riuscirono a smontare il vetro dell’oblò, ma non ad uscire da quell’anfratto, perché il buco era troppo stretto.

Le ore passavano ma nessuno veniva in nostro soccorso (…). Uno di noi, sfruttando il momento che la porta rimaneva aperta, si gettò oltre essa per trovare qualche via d’uscita e dopo un’attesa che ci parve eterna lo vedemmo chiamarci al di sopra del finestrino. Ci disse allora che era passato attraverso uno squarcio appena sott’acqua. Un altro compagno, pur essendo stato da me dissuaso, volle tentare l’uscita ma non lo rivedemmo più.
I naufraghi rimasero due giorni e mezzo rinchiusi là dentro prima dell’arrivo dei soccorsi dal Pireo.

Quello che era riuscito ad uscire ci disse che dove eravamo noi, all’estremità della prua, era l’unica parte della nave rimasta fuori dall’acqua e che intorno non si vedeva nessuno all’infuori degli aerei che continuavano a incrociarsi nel cielo e ai quali faceva segnali. Poco dopo si accostò una barca con due marinai; essi dissero che erano italiani, dell’equipaggio di un rimorchiatore requisito dai tedeschi. Ci dissero di stare calmi che presto ci avrebbero liberati. Ma sopraggiunse l’oscurità e dovemmo passare un’altra nottata più tremenda forse della prima.

Articolo di Lorenzo Sani – Il Resto del Carlino


Su segnalazione dell’amica Renza Martini, aggiungo alla lista degli imbarcati e naufraghi del piroscafo Oria il nominativo non menzionato di SACCUCCI Antonio, nato a Piglio (Frosinone) il 7 gennaio 1919.


Lista degli imbarcati

Alle volte, è questione di buonsenso

Alessano, mette al cimitero manifesto in memoria del padre morto nel lager, il Comune lo rimuove

Ricevo e pubblico la lettera dell’amico Elio Imperato, reputando personalmente l’operato del primo cittadino di Alesanno (probabilmente) legalmente “ineccepibile” ma totalmente inadeguato, in quanto non esiste alcun regolamento cimiteriali che regola appunto l’apposizione di lettere e ornamenti vari purché secondo il buon senso non offendono nessuno e non invadono i loculi altrui.

Un forte abbraccio ad Antonia


Sono Elio Imperato genero di Antonia ALEMANNO figlia dellI.M.I. Donato ALEMANNO che in occasione della Giornata della Memoria per ricordare la tragedia che lo ha colpito e insieme a lui la sua famiglia ha voluto dedicargli un pensiero sotto forma di lettera concretizzata in un cartellone esposto accanto alla tomba situata in un spazio dedicato ai caduti all’entrata principale del cimitero di Alessano dove per altro riposa uno dei vescovi inneggianti la Pace Don Tonino Bello già Presidente di Pax Crhisti e fin qui tutto bene. Il 29 gennaio due giorni dopo mia suocera é stata chiamata dal custode che gli riferiva che il cartello andava rimosso su decisione del Sindaco di Alessano in quanto mancante di autorizzazione da parte sua o degli uffici preposti e che sarebbe bastato riferire a lui o agli uffici e non ci sarebbero stati problemi e di richiamarlo, lunedì 30 dopo aver riferito al custode che la lettera non andava rimossa e di non toccare il cartellone e di riferire al Sindaco che se c’erano dei problemi doveva essere lui a chiamarla visto che lui aveva dato l’ordine di rimuoverlo, mia suocera si è recata al cimitero e la sua povera lettera stava buttata per terra capovolta, al ché ha rimesso il cartellone accanto alla tomba dell’amato papà e andata via. Circa un paio di ore dopo é stata richiamata da parte del custode che aveva il vigile accanto e gli veniva comunicato la definitiva rimozione della sua lettera rinchiudendo il cartellone nella stanza del custode, adducendo sia motivi di autorizzazione ma anche di problemi sul contenuto in quanto venivano menzionati mussolini, hitler, fascisti e nazisti. A quel punto indignata ha fatto affiggere la sua lettera di ricordo in tutto il paese, ha portato a conoscenza della stampa GdM, Corriere del Mezzogiorno e Repubblica Bari tale meschinità ripeto perpetrata dal primo cittadino di Alessano, interessato l’Anpi provinciale e Nazionale che si stanno interessando del caso, interessato l’opposizione consigliare che prontamente ha fatto una nota per richiedere chiarimenti al Sindaco, il tutto compare sui social in particolare FB scatenando l’indignazione di moltissimi cittadini, dove il Sindaco in queste ore ha risposto di fatto con due post uno dove dice basta la legge é uguale per tutti il manifesto era abusivo e andava rimosso ( anche se a casa della figlia ad oggi non é arrivato alcun provvedimento sanzionatorio “MULTA” con relativo articolo di legge violato) e un’altro molti grave dove mette una foto dove é raffigurata la scritta con il suo nome uguale mafia a cui segue un suo commento a difesa della sua onorabilità rivolgendosi ancora una volta ai cittadini che lo stanno inondano di like e msg di solidarietà, anche mia suocera è solidale quando un istituzione viene attaccata paragonandola alla mafia, ma il fatto è, che è la terza volta che compaiono scritte nel paese di tal genere, a lei sembra sinceramente che ci sia in atto la volontà di oscurare l’immensa boiata commessa ossia di aver ancora una volta ammazzato il proprio padre con la rimozione della lettera dove voleva ricordare in silenzio accanto la tomba la tragedia del padre. Questi i fatti e la situazione nella quale mai mia suocera si sarebbe voluta trovare, visto che questo Sindaco nel 2011 ancora una volta la mise alla berlina in pubblica piazza e poi anche allora scoppiò il caso sui giornali sulla copertura delle spese per il rientro dei resti mortali dell’I.M.I. Donato ALEMANNO che il Sindaco aveva promesso di sostenere, spese che in realtà sostenne la famiglia. […]
Giungano a tutti voi i saluti di Tetta ALEMANNO e di tutta la sua famiglia.

Elio Imperato


Per le vicende accadute a Donato Alemanno si veda

Storie – Donato Alemanno


Articoli relativi alla rimozione

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

CORRIERE DELLA SERA – CORRIERE DEL MEZZOGIORNO


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Articolo pubblicato sulla gazzetta del Mezzogiorno

Rocco De Rosa è tornato a casa

Roma, 10 Gennaio 2023

Gent.mo Sig. Zamboni,
sono Caterina Lancellotti nipote del Caporal Maggior De Rosa Rocco Michele inserito nel suo libro “Dimenticati Di Stato” a pagina 305.
Le spoglie dello zio, come già ha saputo, sono state rimpatriate con tutti gli onori militari e religiosi al suo paese il 10 Novembre 2022. Noi nipoti e pronipoti siamo riusciti così a portare le spoglie dello zio a Oppido Lucano (PZ).
Già nel mese di luglio 2013 io e mio marito Giuseppe La Fauce siamo stati in Germania prima a Groβweismannsdorf dove lo zio venne inumato in prima istanza nel cimitero
comunale e poi a Francoforte sul Meno nel Cimitero Italiano d’onore dove fu traslato.
Vedere la tomba dello zio e deporre i primi fiori fu un’emozione indescrivibile. E ancora più grande fu l’emozione nel guardare e pensare contemporaneamente ai 4999 giovani Italiani lì sepolti, morti per la nostra libertà.
Dopo settantasette anni di cui tre in guerra e
diciannove mesi di prigionia nei campi di internamenti tedeschi lo zio ha avuto il funerale al suo paese e ora riposa nella tomba di famiglia!
A Oppido Lucano di fronte al monumento del Milite Ignoto si è svolta la cerimonia alla presenza del Sindaco Dott. Mirco Evangelista, e di molti concittadini e vari
rappresentanti dell’esercito, dei carabinieri, della Marina Militare, della Croce Rossa, del Corpo delle Guardie Carcerarie, della partecipazione di alcuni alunni del
Comprensorio Scolastico Locale e della Banda Musicale che ha suonato il silenzio e l’inno di Mameli. A questo si è aggiunto un servizio fotografico e la presenza della Rai con un servizio della Tv sui notiziari della Basilicata del 9 e 10 Novembre 2022.
Attualmente con il Sig. Giuseppe De Felice siamo in contatto con la biblioteca del Comune di Oppido Lucano per creare un dossier con tutte le informazioni che
riguardano lo zio da inserire prossimamente in un fascicolo in biblioteca per il consulto.
Invio un opuscolo relativo alla vita dello zio con le foto stampate da mio marito e altri allegati tra cui una pagina di un centenario nato nel 1921 molto amico dello zio Rocco.
E’ una persona lucidissima e senza tanti problemi di salute; non ha potuto essere presente alla cerimonia perché influenzato.
Lei potrà farne uso di queste notizie quando scriverà altri argomenti inerenti ai nostri eroi.

Cordiali saluti.
Caterina Lancellotti
[…]
Giuseppe La Fauce
[…]


Articolo Giornale Gazzetta Basilicata
Articolo Giornale Gazzetta Basilicata


Testo di Caterina Lancellotti

Caterina Lancellotti – SENZA RITORNO


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Passaggio Di Consegna (1)


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Manifesto Di Affissione



Lettera Di Un Soldato Amico Di Rocco Michele De Rosa
Lettera di un soldato amico di Rocco Michele De Rosa


Ricordo Della Piastrina


Preghiera Del Soldato (1)